- Nessuno aveva capito niente: sondaggisti, opinionisti, editorialisti, io, chiunque. Lui ha dimostrato di avere una qualche lungimiranza;
- Dire che Grillo puntava troppo in alto, col senno di poi, è piuttosto semplice. Al PD vanno oggettivamente riconosciuti molti meriti strategici e comunicativi;
- Tra chi ha preso peggio l’esito delle urne, da segnalare un post-valle di lacrime di Luisella Costamagna sul Fatto;
- Credo che l’argomento “Renzi non ha la legittimità popolare” sia stato piuttosto ridimensionato;
- Credo che l’argomento “Renzi che crea consenso e vince è una costruzione mediatica” sia stato spazzato via;
- Sottolineare, come ha fatto per prima cosa Alessandro Gilioli dell’Espresso, la percentuale dell’astensione, davanti a dati del genere è quantomeno un po’ sviante;
- L’antirenzismo militante, quando non è ricorso a un pudico e wannabe indifferente silenzio, si è più o meno placidamente raccolto intorno a un tenerissimo “meno male che c’è la lista Tsipras a tenere a galla la sinistra in Italia” (al di là dei patri confini hanno stravinto le destre xenofobe, ma non state a sgretolargli le ultime certezze);
- La Lega grazie all’escamotage no-euro ha preso più voti di quanti mi aspettassi;
- Il 4% della lista Tsipras ideologia a parte sarebbe una buona notizia, se non si trattasse di un partito in mano a chi fino a ieri (e magari anche oggi, chissà) ci teneva particolarmente ad allearsi con Grillo e Casaleggio;
- Mi chiedo serenamente cosa diavolo ci faccia il Pd al governo con Alfano.
(Avrei inserito anche la performance di Marco Travaglio, mai così visibilmente triste e in difficoltà come ieri notte in collegamento su La7. Ma meriterebbe un post a parte.)