Marcela Serrano, scrittrice cilena figlia d’arte – la madre è la romanziera Elisa Pérez Walker e il padre il saggista Horacio Serrano – quando scrive narra di donne, facendolo con uno stile e un’attenzione delicati ma dettagliati, parlando «di tutto. Racconti, discussioni, lacrime, risa. Chiusure» (da Noi che ci vogliamo così bene, 1991).
Dieci donne: nel suo ultimo romanzo la Serrano parla ancora di donne: nove donne che cercano di capire loro stesse e affrontare i propri ostacoli, interiori ed esterni, andando regolarmente nello studio di una psicoterapeuta. E la decima donna è proprio lei, Natasha: la psicoterapeuta, unico comune denominatore tra donne altrimenti completamente diverse l’una dall’altra per età, professione, origine, ideologie politiche ed estrazione sociale. L’anziana attrice ricorda con nostalgia i tempi di gioventù, bellezza e spensieratezza, sente di non possedere altro se non il suo passato; la vedova di un desaparecido si strugge d’amore, non passa giorno senza chiedersi dove sia il suo amato che aspetta con tenera e struggente ostinazione, incapace di accettare la realtà e riprendere in mano la propria vita; l’adolescente lesbica in crisi per la propria confusione sessuale, che un momento odia i genitori e quello dopo si chiede se non sia lei stessa quella che non si accetta e si odia; e ancora altre storie di passioni, di dolori, di morti, di difficoltà e di gioie. Di donne che hanno problemi e li vogliono (forse) affrontare, donne che non possono avere sempre il sorriso sulle labbra e vogliono – pretendono – che il mondo lo capisca.
Dopo Arrivederci piccole donne e I quaderni del pianto, Marcela Serrano torna a raccontare le mille sfumature dell’animo femminile: fragile e forte, delicato e aggressivo, tenero e tenace.