Il "wedding-movie" è un film attinente al tema matrimoniale. Non è una definizione univoca e si presta a tutte le interpretazioni del caso. Passiamo in rassegna alcuni dei film.
Era il 1994, quando Mike Newell fece uscire "Quattro matrimoni e un funerale". Il film, diventato un piccolo cult della commedia british, ha osato sfidare l'immaginario della donna dimessa e ha definito tante "Femmine" cacciatrici. In realtà, il film è un coro (con ensemble notevole) di un gruppo di persone, accomunate dall'amore, in un modo o nell'altro. Più che altro, ha rispolverato i classici preparativi da nozze e inserito una serie di intrecci sullo scapolo più conteso, Hugh Grant. Nel cast Kristin Scott Thomas, che, alla luce attuale, sarebbe stata una scelta migliore rispetto ad Andie MacDowell. Hugh diventa il "bachelor" per eccellenza e costruisce una carriera sulla ripetizione del medesimo ruolo.
Qualità Critica: 3,5 stelle su 5
Tasso di credibilità: 70%
Tasso di intelligenza ideativa: 80%
Coppia/e:70%
Il secondo "wedding-movie" è un di una regista potenzialmente fantastica, che si è dimostrata però non in grado di raccordare Hollywood a Bollywood, qunto più di adeguarsi al sistema occidentale, peccando di supponenza e dirigendo "La fiera della vanità", un film che Kubrick stesso avrebbe voluto realizzare ma evitò per la difficile lettura di tante sfumature degne di nota, del testo di Thackeray, pietra miliare. La Nair ebbe l'ardire di rendere elementare e kitsch la narrazione e l'aspetto visivo e distrusse un capolavoro. "Monsoon Wedding" è il perfetto "wedding-movie". Abbastanza alternativo, abbastanza indipendente, abbastanza drammatico, abbastanza riuscito. E' una riunione di famiglia con le sue tribolazioni, i suoi segreti, le sue circostanze attuali. Due famiglie indiane, si intenda. La regista non osa fino in fondo. E la sua carriera è un pò espressione di una limitazione "occidentale" che fa guardare altrove, alla vera Bollywood originaria, per cercare qualcosa che aspiri ad essere sè stessa e non un meltin'pot misurato di componenti autoctone, fuse esclusivamente per motivi commerciali.
Qualità Critica: 2,5 stelle su 5
Tasso di credibilità: 75%
Tasso di intelligenza ideativa: 65%
Coppia/e: 60%
Sullo stesso stile del "matrimonio indiano" si muove "Rachel sta per sposarsi", grande ritorno di Jonathan Demme alla regia. In questo caso la coralità del racconto è mantenuta, anche se emerge il punto di vista della sorella della sposa, Kym, interpretata da Anne Hathaway, ritornata a casa dopo anni di cure mediche. La psicologia della ragazza è traballante, così come i prepatativi di nozze, fino al j'accuse finale che elenca malumori e dispiaceri, complessi e rotture profonde del nucleo famigliare, dopo un evento traumatico che ha modificato tutte le vite, fino a sconvolgerle. La sorella che sta per sposarsi, Rachel, è interpreta da Rosemarie DeWitt, altrettanto brava. Nel cast Debra Winger, alla sceneggiatura la figlia di Sidney Lumet, Jenny. Un film di grande respiro, indipendente, femminile, stridente, interpretato in modo magnifico.
Qualità Critica: 4 Stelle su 5
Tasso di credibilità: 80%
Tasso di Intelligenza Ideativa: 80%
Coppia: 70%
Ancora un matrimonio di una sorella. E' il caso di "Margot at the wedding", film di qualche anno fa diretto da Noah Baumbach. In questo caso le incomprensioni famigliari sono frutto di invidie celate e di schizofrenia vera e propria. Siamo continuamente vicini al patologico e nessuno, dai piccoli di casa alle sorelle al promesso sposo, ne è esente. E' il sopraggiungere della nevrotica Margot, interpretata da Nicole Kidman, a minare la stasi e l'equilibrio. E Jennifer Jason Leigh, sua sorella Pauline, è tanto condizionata quanto inviperita per le situazioni morbose, scabrose e paradossali che porta l'arrivo della sorella. Il carattere della Kidman risulta negativo ma non cattivo, anche perchè è proprio l'attrice che gli dona quella caratura di antipatia altezzosa che ne accresce le problematiche e l'insofferenza. Il ruolo è, perciò, ben interpretato. Meno bravo Jack Black. E' proprio il film che soffre del suo stesso malessere e non riesce ad esacerbarlo ma arriva ad irritare lo spettatore.
Qualità Artistica: 2,5 stelle su 5
Tasso di Credibilità: 65%
Tasso di Intellignza Ideativa: 70%
Coppia: 55%
"Il canto di Paloma" è il film candidato come pellicola straniera all'Oscar della passata edizione. Diretto da Claudia Llosa, è la storia dell'affacciarsi al mondo di Fausta, giovane donna che vive nel terrore, introiettato dalla madre, di subire violenza sessuale nelle bidonvilles periferiche peruviane. La malattia del "latte della paura" è una credenza che per noi può suonare poetica ma che incide e ha inciso sulla vita di molte donne. E' la "malattia" della violenza, quella del siero di una donna soggetta a stupro, che si tramanda di generazione in generazione. Il film è anche una rinascita. Fausta non si sposa, ma assiste alle celebrazioni delle nozze della cugina. E le scene della celebrazione sono le più dolci e le più serene. Si tratta di un rito collettivo, con più sposi, in un intreccio di musica e danza comunitaria e non solo famigliare. Inoltre, la fase preparativa del matrimonio è una sorta di lotta contro il tempo. Fausta deve infatti seppellire il corpo della madre, ma non ha soldi a disposizione e lo zio pretende che la sistemazione funebre sia precedente al giorno delle nozze. Il distacco con il vecchio mondo della superstizione e della paura profonda viene superato man mano che la ragazza si apre al mondo. E alla vita.
Qualità artistica 4 stelle su 5
Tasso di credibilità: 90%
Tasso di Intelligenza ideativa: 80%
Coppia/e:70%
Torniamo all'Italiano, alla commedia. Non Germi, troppo caustico, ma De Sica su un soggetto teatrale di Eduardo De Filippo. "Matrimonio all'Italiana" è un pò un cult del nostro cinema. Non è un capolavoro, quanto piuttosto uno di quei film che è impossibile non aver visto almeno una volta nella vita. Prima di tutto, perchè c'è la coppia Mastroianni-Loren, garanzia di successo e di visibilità, ma anche perchè il solo nome del personaggio femminile "Filumena Marturaro" indica un passato impossibile da cancellare dalla tradizione italiana tutta. Il film, infatti, si nutre di quel marcato aspetto meridionale di accentuazione del grottesco, ma, a differenza di Germi, De Sica non è nuovo ad una conclusione positiva e umana del soggetto. Il matrimonio "fraudolento" tra una donna di mondo napoletano e un dongiovanni del posto sul "letto di morte" così riceve una sua ufficialità. E la famiglia si allarga, prima ancora di nascere, con i tre figli della donna introdotti, con la frode, in casa. Buoni sentimenti e divertimento.
Qualità artistica: 3 stelle su 5
Tasso di credibilità: 70%
Tasso di intelliegenza ideativa: 75%
Coppia/e: 85%
Ang lee dirige un film sul matrimonio "riparatore" o meglio di "facciata". Un giovane taiwanese è da anni a New York e ha trovato il successo e l'amore verso un altro uomo. Ma i tempi del "matrimonio" ufficiale si fanno stretti e le richieste famigliari vengono esaudite, con un accordo preventivo. La donna è una pittrice incinta. Tutto viene ad essere sconquassato dall'arrivo dei parenti per "Il banchetto di nozze". Trama semplice, ottima riuscita, perfetta imntegrazione dei momenti romantici con quelli da commedia pura, grande importanza all'essenza della cultura di taiwan (Ang Lee è taiwanese), e soprattutto il vecchio "banchetto"
Qualità Artistica: 3,5 stelle su 5
Tasso di Credibilità: 70%
Tasso di Intelligenza Ideativa: 80%
Coppia/e: 75%
"Il laureato" è forse il film più vicinoa gli ideali del '68 e per questo il vero simbolo cinematografico di un'epoca. E' un capolavoro assoluto perchè completamete intessuto della società a cui rimanda il senso oppressivo delle etichette imposte. E' anche un film di ricostruzione personale e morale. Diretti da Mike Nichols, Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross sono eccellenti. La storia, intessuta di caratteri non ortodossi, termina quando Elaine si è appena sposata in chiesa e Benjamin si presenta, sconvolgendo la celebrazione, e fuggendo via con la ragazza, mentre risuonano Simon & Garfunkel, e il sorriso diventa insicurezza. La felicità fugge in un palmo di mano. "Il suono del silenzio".
Qualità artistica: 5 stelle su 5
Tasso di Credibilità: 85%
Tasso di Intelligenza Ideativa: 90%
Coppia/e:90%
"Il padrino" non è un film (ma anche un trittico) sul matrimonio. In realtà, la "famiglia" è il fulcro fondante dell'attività mafiosa. E così che i matrimoni dei suoi componenti diventano momenti di aggregazione pre-azione, o comunque legati al "capo famiglia", quel Don Vito Corleone, a cui fare "omaggio", con una lunga processione degli affiliati, mentre è in corso la festa. Il matrimonio di Connie, unica figlia del boss, con Carlo Rizzi, è un esempio e lo scatto consolida i personaggi nell'immaginario collettivo. Ma anche altre celebrazione, nel solco della tradizione italiana, sono esempio della grandezza assoluta del clan. Il banchetto di nozze di Connie è forse il culmine del genere "wedding" in un contesto tanto vicino per tradizione, tanto lontano per tematica.
Qualità artistica: 5 stelle su 5
Tasso di credibilità: 90%
Tasso di Intelligenza ideativa: 100%
Coppia/e: 80%
Infine, "Due single a nozze", "Wedding Crashes". Il tocco di leggerezza della playlist. La storia degli "imbucati" da matrimonio, in realtà avvocati divorzisti, è demenziale, ma la coppia Owen Wilson-Vince Vaughn funziona alla grande, così come la sceneggiatura e le co-protagoniste Isla Fisher e Rachel McAdams. Senza questa commedia, il genere non sarebbere risuscitato. Il successo al botteghino è stato incredibile e la risposta dei produttori è stata serrata. I "wedding-movie" sono stati attraversati da tutti, hanno riunito star e starlette da Jennifer Aniston a Katherine Heighl, a Reese Whiterspoon (La commedia "Sweet home Alabama", per quanto idiota, ha funzionato alla grande). "Il mio grosso grasso matrimonio greco" fece impazzire il box-office, ma sia la serie tv tratta dal film, che le produzioni successive di Nia Vardalos sono fallite miseramente.
Qualità Artistica:2,5 stelle su 5
Tasso di credibilità: 50%
Tasso di Intelligenza ideativa: 70%
Coppia/e: 75%