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Dieci inverni / Valerio Mieli

Creato il 06 giugno 2012 da Lo Sciame Inquieto
Dieci inverni / Valerio Mieli Dieci inverni / Valerio Mieli. Milano: Rizzoli, 2009.
«Una chiocciola percorre in media 5-6 centimetri all’ora. Per fare il giro completo di Venezia impiegherebbe circa dieci anni», sostanzialmente quanti ne impiegano Silvestro e Camilla per trovarsi dopo essersi a lungo inseguiti e mancati dopo il loro primo incontro avvenuto su un vaporetto nel 1999.
Quando si incontrano la prima volta, i due giovani si sono appena iscritti all’università e sono pieni di sogni e di progetti. Sono diversi come il giorno e la notte, eppure tra di loro si crea un legame invisibile, quello che li farà rincontrare più o meno casualmente per dieci anni in momenti diversi delle loro esistenze, senza mai riuscire ad ammettere di amarsi e di voler stare insieme.
Il libro di Mieli si legge in un pomeriggio; in fondo è una sceneggiatura essendo nato quasi contemporaneamente al film omonimo che aveva come protagonisti Michele Riondino e Isabella Ragonese nei ruoli di Silvestro e Camilla.
A me il film – sebbene un po’ triste e forse a volte un po’ banale – era piaciuto (e avevo adorato il cameo di Vinicio Capossela con la sua canzone Parla piano). L’avevo trovato tenero e sincero. Sensazione rafforzata ancora di più dalla lettura del romanzo.
Silvestro e Camilla sono due persone, non due personaggi. Due ragazzi con caratteri diversi; il primo è il classico ragazzone che non vorrebbe crescere mai, che sorride di tutto, che tiene a distanza il dolore e la sofferenza, fa finta di non riconoscerle incontrandole per strada, ma ha anche un cuore grande e generoso. Camilla è una bambina che gioca a fare l’adulta, un po’ secchiona e un po’ timida, insicura nei rapporti con gli altri, profondamente fragile e straordinariamente forte.
Entrambi hanno in realtà una grande paura, quella che non ti fa riconoscere la felicità quando ce l’hai davanti e che ti fa reagire con violenza quando la vita ti offre un’opportunità.
A fare da sfondo a questo quasi amore è l’ambiguità della città di Venezia, il posto dove in assoluto è più facile incontrarsi e più facile perdersi.
Insomma, quello di Mieli non è un romanzo con alte aspirazioni letterarie, ma rispetto a un romanzo che per struttura narrativa gli è simile come Un giorno di David Nicholls, io l’ho trovato meno melodrammatico, più ironico e forse per questo più coinvolgente e più vero.
O chissà, oggi ho l’animo un po’ intenerito e le storie come questa riescono persino a commuovermi!
Ai cinici suggerisco di astenersi dalla lettura. Non sopporterei di leggere i vostri commenti in questo momento ;-)
Voto: 3,5/5

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