
Un lodevole proposito per il 2012 potrebbe essere quello di allontanare più gente possibile dal pericoloso mondo della scrittura.
Una passione senz’altro interessante, ma come poche in grado di logorare fegato e cervello.
L’Italia è sempre più un paese di allenatori di calcio, di latin lover, ma anche di scrittori ed editori. Si potrebbe quasi dire che ci sono più tizi che scrivono (e pubblicano) che non lettori. Senza tener conto di chi si improvvisa imbrattacarte o editore solo perché ogni tanto va di moda farlo.
Oggi enuncerò dieci motivi per cui non vale la pena imbarcarsi in quest’avventura.
Dedicatevi piuttosto alla fotografia, alla musica, alla cucina, al giardinaggio. Tutte cose più tranquille, rilassanti e anche con prospettive economiche non disprezzabili.
Non temete: settimana prossima vi proporrò anche l’elenco opposto.
DIECI MOTIVI PER NON DEDICARSI ALLA SCRITTURA
- Girano pochissimi soldi. In Italia gli scrittori che vivono della loro arte sono forse una decina. I libri rendono qualche spicciolo o poco più. In quasi tutti i casi non si va nemmeno in pareggio col tempo e le risorse spese in fase di creazione. Il numero degli acquirenti di cartacei e/o ebook è esiguo. I canali d’informazione dedicati ai libri sono scarsissimi e spesso autoriferiti.
- Gli editori italiani sono dei cialtroni. Fanno eccezione pochi, lodevolissimi casi, ma per il resto il panorama è catastrofico. Imprenditori incompetenti, avventurieri delle parole, dilettanti allo sbaraglio, gente che non paga. Il panorama umano è davvero variegato, ma quasi esclusivamente in senso negativo.
- Scrivere è un attività priva di sex appeal. Nessuno vi troverà affascinanti se affermerete “sono uno scrittore”. Al limite vi guarderanno con sospetto. In fondo siamo uno dei paesi europei con meno lettori in proporzione alla popolazione alfabetizzata. Meglio imparare a giocare a calcio, o fare le modelle.
- Le soddisfazioni sono poche. Aspettatevi un numero esiguo di complimenti, anche nel caso in cui decideste di regalare i vostri lavori. Pochi feedback, qualche “grazie” sibilato tra i denti, molte critiche (vedi punto 5).
- Le critiche sono tante. Qualunque cosa voi facciate, troverete sempre il tizio disposto a bocciare il vostro lavoro in nome di una decina di refusi sparsi in duecento pagine di libro.
- I parassiti vi stresseranno. Per la serie “io parlo bene del tuo libro se tu parli bene del mio”. Oppure, altro esempio “io ti invito a scrivere un racconto per la mia antologia, in cambio tu cerchi di venderla ai tuoi amici”. Qualità, disinteresse, passione? Parole che presto dimenticherete.
- Troll alle porte. Oltre ai criticoni citati nel punto 5, si faranno presto vivi anche i veri e propri troll. Blogger la cui esistenza sembra vincolata alla sacra missione di distruggere la dignità degli scrittori, e non solo di esercitare un sacrosanto diritto di critica. Attaccheranno voi, le vostre opere, la vostra persona, la vostra etnia, ogni singola parola scritta fuori posto. Vi renderanno la vita un inferno.
- La dipendenza. Piaccia o meno, la scrittura causa dipendenza. Ed è una passione che richiede tempo, impegno e fatica. Scrivere di notte, nei ritagli tra lavoro, famiglia e vita sociale può diventare un inferno, un’ossessione. Per poi arrivare a un dunque e cadere nei problemi citati finora.
- Solitudine. Forse è esagerato dire che scrivere è una passione solitaria, ma di certo non è nemmeno l’espressione artistica che vi permetterà di conoscere chissà quante persone.
- Un giorno arriverete a scrivere una lista come questa, e cercherete di riderci su.
Filed under: cose quotidiane, scrittura
