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Dieci ore al Pronto Soccorso: si moltiplicano le lamentele

Creato il 13 aprile 2012 da Lapulceonline
Dieci ore al Pronto Soccorso: si moltiplicano le lamenteleTre lettere di lamentele in un mese: il Pronto Soccorso "lumaca" fa disperare gli alessandrini? L'Azienda Ospedaliera ribatte: "Tanti lo usano impropriamente".

Non capita spesso di dover passare una domenica al pronto soccorso, e ad un giornalista capita ancor più di rado di dover scrivere di una esperienza che lo abbia coinvolto su un piano privato, ma le lettere che sono giunte in redazione, l'esperienza agro-dolce vissuta, la consapevolezza di poter giovare quanto meno con la testimonianza diretta al dibattito mi convincono a scrivere questa breve nota.
Ho effettivamente passato una domenica di metà marzo al pronto soccorso di Alessandria: sono entrato intorno alle 10.30 del mattino, "gratificato" a mia volta come accaduto alla sorella della nostra lettrice da un codice verde: nessun rischio della vita, ma una situazione che è comunque più seria di un banale timore soggettivo.
Nell'atrio del pronto soccorso una decina di persone, composte e dignitose, in attesa del proprio turno. Passano le ore e, in modo non molto evangelico, pochi sono i "chiamati". Qualcuno (è il caso di una ragazza visibilmente zoppicante e dolorante ad una gamba ma non solo di lei) se ne va in cerca di miglior fortuna, o semplicemente rassegnato, tant'è vero che intorno all'una e trenta, circa tre ore dopo che sono stato "catalogato" come un "caso verde", e dopo aver sparso mio malgrado abbondantemente nell'ambiente i germi influenzali che - pur non essendo la causa diretta della mia richiesta - erano stati dichiarati, l'infermiera mi avvisa che ho solo sei codici "gialli" davanti a me. Non ci sono, a quel momento, più i due o tre persone, e difatti poco prima delle tre vengo chiamato per la visita.
Sulla qualità dell'intervento niente da dire - e credo che la nostra lettrice la pensi come me visto che ha glissato su questo aspetto - anzi ad onor del vero ho trovato un ambiente che, pur con ritmi forse meno sostenuti di quel che uno spererebbe nel momento in cui sta male, ha dimostrato, anche al di là della qualità della risposta medica, una sollecitudine ed attenzione umana che merita di essere annotata in modo non generico: sia in accoglienza, che in radiologia e pneumologia ho trovato un rispetto umano ed un'attenzione alle persone che voglio rimarcare positivamente. Il mio referto finale risulta "firmato" dai dottori Mangini Sergio Renzo, Ghislieri Claudio e Tortolina Giuseppe, tutti gentilissimi ed estremamente disponibili, ma oltre a loro anche il personale infermieristico merita una segnalazione positiva per la gentilezza, la prontezza e la disponibilità con l'unica eccezione di una giovane infermiera abbastanza maleducata da inveire con alcuni pazienti anziani, in specie particolarmente una signora che dopo ore passate in piedi in corridoio non riusciva più a stare "ferma" di fianco la paziente che stava seguendo. Una sola eccezione, antipatica ma comunque non significativa vista la disponibilità delle altre infermiere nei confronti delle esigenze dei pazienti, anche di quelli, anziani, che necessitavano di un cambio di pannolone e del conseguente intervento di pulizia personale. Tutto fatto con prontezza, gentilezza e il sorriso sulle labbra.
Una nota dolente, tuttavia, non può essere sottaciuta: io, per tre visite, ho atteso nel corridoio interno del pronto soccorso dalle 15 alle 19.30 circa, ora in cui sono uscito. Il corridoio stesso era intasato di barelle e carrozzelle; su alcune stavano persone decisamente sofferenti, con ferite al volto e bendaggi poco belli da vedersi, o anche come già segnalato con problemi di ritenzione. Ho assistito alla visita ad un'anziana signora, su una barella nel bel mezzo del corridoio, da parte di una giovane dottoressa (molto carina e gentile...) che tuttavia si è tenuta "in pubblico" alla faccia della privacy. Potrei scrivere qui ed ora a memoria un certificato anamnestico della paziente....
Nessun reclamo, quindi, per parte mia. Solo l'impressione che i medici che ho trovato in servizio quella domenica stiano sopperendo con una lodevole dose di umanità e spirito di adattamento a manchevolezze della struttura che, anche in un giorno tutto sommato "tranquillo" sotto il profilo delle emergenze, dimostra pesanti carenze, a partire dal mancato isolamento di pazienti potenzialmente contagiosi (il sottoscritto per esempio) per arrivare a una non decorosa e lunga permanenza in corridoio, in assenza di strutture minime che offrano un riparo: le poche tende che separano gli spazi sono assolutamente inadeguate.
Qui si chiude la mia esperienza, positiva per molti versi, come ha visto chi ha avuto la pazienza di leggere questa mia breve nota, eppure non del tutto soddisfacente: il personale è probabilmente sottodimensionato rispetto alle esigenze, cosa che porta a lunghe attese, e gli spazi sono inadeguati. Speriamo che anche queste nostre segnalazioni possano contribuire a delineare efficacemente un indirizzo di intervento da parte dell'Azienda, per rendere meno pesante l'accesso a questo servizio fondamentale, fermo restando che, sul piano del personale, non posso che prendere atto dell'alta qualità del servizio erogato, dai medici, dai tecnici della radiologia, dal personale infermieristico.
Nonostante questo c'è ancora qualcosa da fare.

L'ospedale risponde che...

L'ufficio stampa del "Santi Antonio e Biagio" ci risponde che nei giorni segnalati dai lettori sono passate 230 persone, con ben cinque codici rossi (massima gravità). I medici rispondono alle richieste di salute col criterio dell'emergenza-urgenza e pertanto non sono programmabili. In particolare, l'obiettivo è stabilizzare i pazienti critici e trattare i pazienti che giungono con sintomi e bisogni diversi, stabilendo criteri di priorità.
Ai pazienti con codici rossi e gialli viene data precedenza nelle cure, pertanto quelli che hanno un codice verde devono restare in attesa più a lungo. "I nostri professionisti rispondono alle necessità di numerose persone che, anche impropriamente, si rivolgono al Pronto Soccorso ogni giorno", chiosa.


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