![Dieci poesie “binarie” di Antonio Bux, tratte da “Sativi” (Eretica Edizioni, Buccino, 2015) Antonio Bux, Sativi (Eretica Edizioni, Buccino, 2015)](http://m2.paperblog.com/i/292/2921766/dieci-poesie-binarie-di-antonio-bux-tratte-da-L-Yr9i7D.jpeg)
Di ANTONIO BUX
[Dalla quarta sezione Conoscenza del dubbio]
06-03-2015
Il mondo non è salvo
poiché tuo e di tutti.
Ma lascia te stesso
al suo centro
vedrai che sparendo
gli apparterrai.
Ché non conosce di sé
l’abisso terrestre
né chi lo ignora
pur nascondendosi
Proteggere gli alberi, proteggere la terra
e noi stessi, proteggere il nome
proibito della vita, proteggere il canto
del cielo e gli uccelli, com’è che cantavano
gli uccelli? Non si sentono più, allora
bisogna proteggere il loro silenzio
07-03-2015
Saper custodire il ferro
non è materia notturna
sganciarsi dal ramo
sociale spesso imitandone
il fruscio solare.
Sarebbe giusto congedo
spoglio di tutto il male
e non solo,
potrebbe distanziare davvero
l’umanità e renderla amica
se solo sapesse
il nutrimento del cerchio
quale indice puntare
oh sì, e il fottuto bersaglio
Ho dato addio ai resti della casa
che non ho abitato,
alle polveri comprese
tra di noi, ho detto addio a questo
improvvisare dell’ombra e forse
non è che vento
a farci conoscere la clessidra
spostata del tempo, se il tempo
è il solo granello che si perde
nella marea di granelli di altri tempi
finiremo insabbiati e per questo
dico addio alla promessa di mantenermi
lucido fino all’amido della deficienza
do il mio addio a me stesso
perfettamente cosciente e intelligente
scomparirò un poco ogni giorno
07-03-2015 (2)
Come l’altro
uno è dopo
diventa così
quello stesso
per dentro invece
non somigliare.
La verità se esiste
di questo devi dirla
Se davvero l’amore è per tutti o solo
una mano più grande che agguanta
allora un uomo prende per mano una donna
e la donna lo stringe e lo accompagna
sul bilico oppure una donna crede l’amore
e l’uomo finta nella voglia la fuga però
alla fine dell’amore vi è una risposta
e comprende tutti, ma l’uomo
ama se stesso e una sola volta
crea come la donna il suo amore
16-03-2015 (1)
Cielo è senza uomo, sì
come terra è senza uomo
per sempre se non altro
che l’uomo è senza sé
Nessuno vive ed è
verità saperlo se sette
sono i peccati non c’entrano
con il male ma lo stesso
scriverne comporta peccare
quando per intero sarà finito
ciascun essere e varrà meno
il suo restando forse solo
un equivalente del mondo
saprà l’infinita metafora
16-03-2015 (2)
Avere pochi filtri, pochi
spiccioli da dare, non più tuoi
e nemmeno la mano in cerca
di se stessa; ecco ruota
come vagabondo, il corpo
si offre, spera la tua solitudine
Tu mi hai amato e io non so
dire perché ora non ti amo.
Forse per questo male alla
testa che è l’amore. Ma guarirò
da solo se è dolore il nostro
baciarci, soprattutto se il mio
bacio è una domanda ferita, se
spento ogni bacio, è malattia
di amore irraggiungibile. Però
tu ne saprai guarire, dopo,
quando la risposta toccherà
ogni sangue del corpo baciato,
quando senza altra condanna
ameremo per forza in ciascuno
amando dello stesso il riflesso?
Non guarirai, lo so, perché ritorni
a fare male pur amando ed io non
so se l’amore che non ho è migliore
del tuo bacio che si spegne per guarire.
È un baciare fantasma che ci unisce.
Perciò preferisco stare male, stare solo
con la testa non più tua né più mia
fatta a pezzi dalle schegge dell’amore
19-03-2015 (2)
C’è chi vede strade perfette
aprirsi ma passa oltre perché
ha le strade rotte dell’altro
ancora di fianco e allora
aspetta si compia la direzione
dove ognuno costruisce da solo
la strada maestra in comune.
Ma chi non sa vedere, nell’altro
vede lo stesso stringersi dentro
l’altezza del bivio, dove smarrito
è ciò che conosce, e la sua metà
già smarrita è l’attesa, la strada
sbarrata per sempre
SE NON HO AVUTO UN PADRE
è perché sono senza figlio. Una crescita
sola si distingue come il ramo dall’albero.
Trasmigra dentro un nuovo frutto. Così pare
dimenticarsi il sole dell’eterna luce quando
contro di sé la rigenera. Ma forse nell’occhio
lucente di chi sarà dopo potrà esser di nuovo
prima del suo buio l’assoluzione verso l’altro
20-03-2015
Tombe al gelo, nidi di bombe
crescono al pascolo dell’uomo. Da lì filtra
mercurio di ragione, il cromo delle già discese
valli del dominio. Ed è lì, quando il campo
viene meno, che è prigione di sé lo stesso o
tonfo matematico il creato, nuovo disordine
come una macchina senza comando. Ma
trascinati i ricordi nella propria brevità
scolorata, tossica, quasi di fine mondo,
è un tutt’uno con la capacità della testa
di dire sangue fuori dal corpo. Allora resta
quel poco ciarlare, se non ricomincia da
zero a contare il declino. Sussurrando
all’orecchio nemico quel tempo di verità
è continuum analogico, pulpito che apre
la mente interattiva verso un ciclo natale,
ed è morale della più astuta finzione l’idea
quando nel non luogo previene la storia
SE UN DESERTO È CHIMICO
fa sabbia due volte. Nelle sue cunette
annida più demoni. Ma non pecca
oltre il sibilo della serpe che muta.
Nutre il vento, sospinge uno stormo
di corvi verso il volo vero. Crea falde
concentriche dove beve l’uomo e fa
la sua donna bianca. E il bacio fluido
fiume trasparente. Però giunge presto
il deserto e colora troppo. Chi non lo
sa, vive sognando eremiti. Mai la verga
piegata o il bastone gravido. Suona solo
un tempo di specchi, o finge vigliaccheria
per stringersi al gregge. Ma nel deserto ciò
che è del gregge si dissolve. Resta la mano
complicata che scende verso il vertice del
fuoco. Presto si sveglieranno i suoi draghi
20-03-2015 (2)
(codici di distruzione)
Tutto è perduto se ogni debito
non si comprende. Basta scriverlo
con la mano sbagliata, l’addio
e si compie, va fino alla solitudine.
Ma una fiamma sola non basta
a spegnere ciò che già spento
muove la luce e dopo scolora
il livido paonazzo da sempre.
Non basta saperne lo sciogliersi
se la cenere non si consuma
oltre la pelle dei giorni se vive
ancora lo stesso bruciare.
Ma se cancrena è la propria causa,
la propria casa disabitata poi vede
nella stiva infuocata alle spalle
la sola tossina che testimonia.
È un male irraggiungibile, una volta
raggiunto, senza più ostacoli
è l’unica croce a salvare: spezzando
la ruota del carro, in noi ci trascina
FINALMENTE I DIVANI DEMOLITI
dai gerani. E transenne di fiori, ovunque
con zanzare ferme, in processione. E così
diminuisce il cielo, senza sera quando anche
la temperatura si fa segno sulle braccia. Non
ci accorgiamo della palude, degli stormi bassi
di pipistrelli bianchi, dei coccodrilli affamati
già alle caviglie. Da bambino sognavo così
di lottare in foreste coi giganti, e di far l’amore
tra cuspidi di agavi con due fate turchesi. Ma ora
i soli arnesi appesi al corpo sono letali stuoie
di bitume. E c’è una specie di solitudine, muove
la mente e non è più umana, perché sola smette
i panni della lingua, sola mostra a tutti i suoi lutti
innaturali. Cresce spontanea, tosse algebrica conta
ad uno ad uno i morti di ogni ora e ne fa risultato
da dichiarare alle stelle. Così arriverà fino a noi?
21-03-2015
Prendi come criterio il bosco
che hai sempre desiderato
dove brucia e perché lo sai
ora tutto dentro la fiamma
in te stesso
nella gomma della radice
ecco il criterio adulto
fondato sulla combustione
della viva sorgente gialla
(ciò che non toglie felicità
ma la espande in cenere
per i fuochi dove verranno)
Non dorme più nessuno. Eppure
gli occhi non comandano, non
dirigono la mente o il corpo verso
l’alta definizione. Però si sogna,
ognuno sogna a vuoto, di andare
comunque, nel rimpiazzo delle nuvole.
Dove ogni saluto è aria che si sposta,
aria che fa massa, aria un po’ più eterna
se si saluta sognando, se è un sorriso
di sogno o solo un’eco il risveglio coperto.
Ma è un’eco, laggiù, il saluto che ci sveglia?
Qui non dorme più nessuno. Si dovrebbe
sbadigliare paralleli, o sbagliare atmosfera
baciando, perdersi come in un sonnifero
troppo dolce: chiuso l’occhio, aprirlo insieme,
scendere lentamente sottobraccio, nell’eclissi
14-04-2015
Bianco è il destino
di chi non vuol vedersi.
Ma se eternità
è non vedersi
finalmente bianchi
di sole luci precedenti,
è un colore il destino
irreversibile.
Per questo si vede
all’improvviso
ed è un bianco
più forte l’eterno
scolorando
Non fermeranno i colori.
Crescendo, saranno sempre
gli stessi a dire il daltonico
se muoverà il nero di questi
a favore di un arcobaleno più cieco,
o contro chi, affermando l’invisibile,
imiterà quel momento e il cristallino
calcando e ricalcando più niente.
Sarà la stessa guerra di sempre,
grigiori contro ogni giorno,
ma nessuno muterà l’evidenza,
il sole scoprirà ancora tutto