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Dieci saggi e un gattopardo al Colle

Creato il 30 marzo 2013 da Albertocapece

untitledAnna Lombroso per il Simplicissimus

Dio sa se io non sia fisiologicamente poco incline al turpiloquio, ma francamente mi pare che la mirabile soluzione predisposta dal Presidente della Repubblica – purtroppo non “emerito” – non possa essere altrimenti definita se non “solenne presa per il culo”.

Il coniglio  estratto dal cappello consiste nel sedare le esuberanze del movimento di Grillo – obiettivo già preannunciato in tempi non sospetti da Napolitano: ma questo Grillo non mi pare abbia avuto un gran successo – affidando un  canovaccio di programma per le riforme costituzionali a una task force “saggi”, selezionati  accuratamente in quel mondo separato, in quelle cerchie del sistema dirigente, nelle cui menti, sotto alle parrucche tarmate,  marciscono i capisaldi della conservazione e i valori moderati.  In modo che i giochi, quelli veri, si compiano nelle solite stanze, con i soliti noti, mentre i “cittadini”, quelli della “società civile”, il nuovo “virtuoso” e onesto, si trastullano con lo streaming, con i candidati presidenti scelti sul web, con  le profezie in rete. Come dire, volevano la “decrescita” e noi gli diamo di più, gli diamo la rovina certa e assoluta.

Anche la dabbenaggine del Pd, che si era fidato dell’indole alla negoziazione del suo presidente, prende una bella bastonata. Fino al 15 maggio, mai così remoto, e poi, dopo, fino a nuove elezioni, mentre i “saggi” aprono il cantiere operoso nel quale verranno formulate  ”precise proposte programmatiche oggetto di condivisione su temi di carattere economico e istituzionale” e con un Parlamento fresco di nomina incaricato di prenderne nota, in una riconfermata eclissi delle sue funzioni, ecco saltar fuori quello che la Repubblica definisce il vero elemento di novità della giornata.

Recita la nota del Quirinale, per non lasciar dubbi sui veri intenti:  il governo Monti è “operativo” e “tuttora in carica”, è “dimissionario ma non sfiduciato dal Parlamento”.

E ci mancherebbe, prosegue,  ”il governo  sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con la Ue e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della commissione speciale presieduta dall’onorevole Giorgetti”.

Povero Bersani, altro che giaguari, quello che voleva smacchiare era il solito gattopardo, la montagna invece di partorire un topolino, è rimasta ferma come una immenso macigno su speranze e aspettative, a cominciare dalla possibilità di cancellare anche dalla memoria Berlusconi. E come si potrebbe: tra i saggi oltre a Violante, cui tanto l’ex premier deve per l’acquiescenza dimostrata oltre che per una bonaria indulgenza nei confronti del fascismo vecchio e nuovo, spicca il nome di uno dei suoi camerieri più impomatati e sfrontati, Quagliariello.

E se non sono uomini di Berluscono, sono uomini della tecnocrazia, che così resta in sella a tutti cavalli, primi tra tutti quelli fatti senatori,  quelli dei tecnici chiamati a dare consulenza al governo, quelli dei professori incaricati  di disegnare l’impalcatura per i nuovi governi, quelli cui spetta di fare  il maquillage alle istituzioni e alla costituzione. E, quel che è peggio,  quelli delegati a adottare provvedimenti per l’economia, d’intesa con l’Ue.

Vien buona come sempre la massima di Flaiano: la situazione è grave ma non è seria.

Sprofondiamo nel ridicolo, grazie a  un montiano,  che quando vedi uno del quale non ricordi il nome o la faccia,  che  non dice niente  di memorabile, che si auto alimenta di forbite banalità, che quando appare in tv con compunta mestizia, cambi canale, insomma Mario Mauro. Con il presidente dell’Istat, quello che dopo la straordinaria performance del censimento, si dimostra inadeguato soprattutto a contare i poveri, o con il presidente dell’Autorità della concorrenza e del mercato, presenze ormai evaporate in un Paese che non produce, non consuma, non è competitivo con nessuno, o – come potrebbe mancare? – con un autorevole membro del Direttorio della Banca d’Italia (e bisogna avvertire i 5Stelle che è un altro direttorio, non quello  della Rivoluzione francese) o  con il Giorgetti della Lega tristemente noto per una delle leggi ammazza-diritti tra le più infami, quella sulla procreazione assistita, o con un ministro,  Enzo Moavero Milanesi, quello per le politiche europee, dicastero ormai  superfluo in una colonia interamente commissariata.

È proprio il momento di rammentare al “saggio” più estemporaneo della festosa combriccola, Valerio Onida, le parole che ha pronunciato qualche giorno fa: l’ordine costituzionale ha i suoi principi e le sue regole, che nessuno può pensare di violare. Appunto.


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