8 dicembre 2013 · di Gianluca Dotti
Ogni mestiere ha i suoi trucchetti. O qualcuno te li insegna, oppure devi imparateli da solo, sbagliando e riprovando. In questo caso l’obiettivo del mestiere è presto detto: sedurre il pubblico.
Questa settimana Giulia e io abbiamo parlato a una platea di 200 persone per due ore. Così tanti spettatori per così tanto tempo a me non era mai capitato. Mi sono divertito un sacco, e soprattutto ne ho ricavato qualche dritta sul parlare in pubblico. Condivido il promemoria che mi sono fatto per quando ricapiterà.
1) Parlare a dieci o a cento (o a mille) persone non fa nessuna differenza. Una volta che hai il microfono in mano conta solo quello che dici, come lo dici e quello che fai.
2) Per attirare l’attenzione non serve a nulla alzare il tono di voce, è più utile dire cose intelligenti.
3) Alzare il tono di voce non serve, ma può tornare utile ricordarsi che il microfono va tenuto vicino alla bocca, sempre….
…sempre tranne quando stai commentando con te stesso su quanto sei in ritardo rispetto alle previsioni.
4) Parla in stile donna, ossia cambia frequentemente ritmo, tono, stile comunicativo e argomento. Un discorso troppo schematico e mono-tono perde l’attenzione molto rapidamente. [Disclaimer: questa è una considerazione sessista, ci sono cose che le donne sanno fare meglio degli uomini, e viceversa. Punto.]
5) Domande generiche ricevono risposte generiche. Molto meglio porre domande precise a cui risponde una persona prendendo la parola (e un microfono). Evitare le domande retoriche e quelle a cui si risponde in una singola parola.
6) Musica! Un paio di minuti ogni mezz’ora danno il tempo di bere e di riordinare le idee a chi ha il microfono, e permettono a chi ascolta di distrarsi un attimo, rispondere ai messaggi e di dire una cosa al vicino. Lo scopo della musica è spezzare il ritmo, ma un video di accompagnamento sullo schermo può tenere occupato anche chi non vuole distrarsi.
7) Giocare sporco: pur rimanendo nei limiti del politically correct e del buon costume, qualche allusione fuori dalle righe non guasta mai. Meglio usare quest’arma per spezzare il ritmo, più che per introdurre un discorso importante.
8) Finire importa tanto quanto iniziare. Un colpo di scena nell’ultimo minuto è quel che ci vuole per lasciare un buon ricordo.
9) Le persone (gli uomini soprattutto) non sono multitasking. Se devono leggere una scritta proiettata, non ti ascoltano. E viceversa. Una cosa alla volta, please.
10) L’abito fa il monaco. Il che non vuol dire essere per forza super-eleganti, ma rappresentare anche con il proprio aspetto il ruolo che si ha in quel momento. Tutti tengono gli occhi fissi su di te, e se non ci si sente a proprio agio o adeguati al contesto, la strizza da public-speaking si moltiplica cento volte. E se proprio vuoi rinnovare un abito, assicurati di starci comodo.
10+1) Il piano B: se non ti ricordi più che dire, o un’interruzione improvvisa ti costringe a dover recuperare l’attenzione, o se c’è troppo brusio in sala, ci vuole una mossa fuori dagli schemi. Ecco perché – quando il pubblico è under 18 – vado in giro con un pacco di caramelle in formato famiglia. Per gli adulti, ci sono le caramelle metaforiche.
Ah, se qualcuno morisse dalla voglia di vedere di cosa abbiamo parlato, qui trovate la presentazione.