Diego Fusaro, “Il futuro è nostro – Filosofia dell’azione”

Creato il 15 gennaio 2015 da Retroguardia

Diego Fusaro, Il futuro è nostro – Filosofia dell’azione, Bompiani 2014, pp. 614, € 15,00.

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di Andrea B. Nardi

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Questo saggio di Diego Fusaro potrebbe essere destinato a diventare uno dei libri più significativi della nostra epoca, e – ce lo auspichiamo – uno dei più influenti. C’è qui, finalmente, la visione della società migliore, la società liberata dalle pastoie concettuali cui è stata perversamente assoggettata tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI, le stesse pastoie responsabili d’aver distrutto quei principi democratici e civili con tanta fatica raggiunti in millenni di storia umana. Oggi non solo ci stanno strappando via le conquiste politiche e morali della modernità, ma noi stessi contribuiamo a buttarle nella spazzatura senza reagire, rassegnati alla nostra presunta impossibilità di ribellarci ai nuovi feudatari del mondo. Siamo ridiventati servi della gleba senza neppure essercene accorti.

L’analisi delle strutture sociali attuali, così come le soluzioni prospettate alle problematiche stagnanti di cui tali strutture sono conseguenza, prende origine da una rivoluzionaria rasoiata che il filosofo tira sul nostro tempo. La rasoiata di Fusaro – profonda, ineccepibile, intelligentissima – squarcia l’epidermide sovrastrutturale dell’acquiescenza intellettuale pigra del momento, cauterizza la cancrena mediatica collusa col potere, viviseziona chirurgicamente i tumori culturali all’interno della malattia politica, e raggiunge i gangli vitali dell’organismo curandolo tramite il bisturi filosofico.

Potrebbe essere sintetizzato così: oeconomica non moltiplicanda sunt. Ossia, le entità economiche non devono essere sovradimensionate: in pratica, l’economia, all’interno di uno Stato, deve essere subordinata all’etica del benessere umano, e tale deve essere il compito e fine della politica, senza farci assistere, come oggi, al suo invece essere serva esclusiva della tirannia mercificatoria e finanziaria globale.

La società odierna, negli ultimi cinquant’anni specialmente, si è tramutata in un nuovo apartheid schiavista dove l’intera vita quotidiana delle genti è ghettizzata agli ordini di poche – potentissime, incredibilmente potenti – irraggiungibili gerarchie finanziarie intente esclusivamente ai propri privilegi e ai propri interessi monetari, a discapito e totalmente contro il benessere comune. A fronte di ciò – in un rinnovato medioevo – è stato sviluppato un processo educativo giustificatorio dei meccanismi mercantilistici pervasivi, e tale pappa culturale odierna è talmente ben digerita e assimilata che ormai nessuno osa neanche ipoteticamente immaginare una possibile altra società sostenuta da pilastri affatto diversi. Nessuno, tranne Diego Fusaro.

La stupidità masochistica di noi servi obnubilati, unita alla malafede egoistica dei dominanti, produce la contemporanea derisione del pensiero filosofico e morale, sostituendolo in toto col comportamento commerciale politically correct. La società delle merci. Cioè degli schiavi, del malessere esistenziale, della povertà vitale, del fallimento degli Stati, dello sfruttamento oppressivo, dell’assurdità sistemica. Invece è proprio il filosofo – non certo il banchiere o il suo lacchè politico – a concepire la soluzione.

Tutto ciò che esiste – la nostra storia, la nostra società – è stato creato da noi, quindi non è immodificabile, bensì totalmente rivoluzionabile e ricostruibile. Al contrario di quanto asserito dai contemporanei pensatori/economisti/politici/giornalisti/regnanti. Il futuro è nostro, dobbiamo solo rendercene conto: siamo noi a crearcelo, ogni giorno, ogni momento, perciò possiamo cambiarlo. Sempre. È l’idealismo, bellezza.

Mai come oggi abbiamo avuto a disposizione ricchezze planetarie immense e tecnologie meravigliose: potremmo vivere in condizioni paradisiache. Invece l’umanità è preda di tragedie pauperistiche, sprechi immotivati e perversioni consumistiche.

Una nuova società è possibile, non fondata sulla mercificazione totalizzante per il profitto esasperato a disposizione di un’aristocrazia minimale, di contro a un mondo impoverito e angosciato. Ma una società rifondata su parametri totalmente diversi: quali? Generosità, umanità, crescita culturale, sviluppo intellettuale, alternative professionali, quotidianità pacificata, ricerca del benessere generalizzato, redistribuzione di risorse, perequazioni materiali, educazione umanistica… Da oggi siamo pronti a discuterne, grazie anche a questo libro.

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