Eccomi qui. Dite la verità: non ci credevate fino in fondo, vero? Lo leggo nelle vostre menti, libri aperti e pronti da sfogliare davanti a me. Anche la devozione più grondante cede il passo al dubbio, di tanto in tanto. È normale, è umano. Ma sono poche le anime di tal fatta, credetemi. Scorro le pagine e vedo spazi bianchi, maldestri tentativi di cancellature, e poi addizioni, sottrazioni, contraddizioni, manomissioni varie e stravaganti, scappatoie linguistiche per giustificare l'azione più bieca davanti a me. E così il dubbio, cuore pulsante delle vostre povere menti, se ne sta in un angolo, preso a calci e soffocato da milioni di parole, parole, parole. È una lettura soffocante e assurda, e potrei farvi impazzire in una manciata di secondi se esponessi i vostri intrugli mentali alla vostra attenzione. Ma sarebbe troppo rapido, troppo semplice. Voglio gustarmi questo momento fino in fondo, e qui c'è ancora tanta roba da leggere, roba molto più interessante, peraltro. Perché laddove il dubbio è lasciato libero le pagine respirano, soffrono per il dolore e divengono strazianti, vere, umane. E i momenti più laceranti non riguardano certo me, oh no, ma riguardano voi. A chi fate le confessioni e gli interrogativi che vi dilaniano più nel profondo? A voi stessi, signori miei, solo a voi stessi.
Ancora un attimo. È il giorno del giudizio, che diamine, avete tanta fretta di andarvene? Non vi piace stare sulla graticola? Perdonatemi, cari miei, ma ve la siete cercata. Avete passato migliaia di anni a descrivermi come un mostro assetato di sangue e vendetta, capace di assassinare perfino la creatura più innocente, avete raccontato il mio gusto per la carne di strega rosolata a fuoco lento, avete descritto il mio orrore per gli uomini che si baciano tra di loro e per le bistecche al sangue cucinate il venerdì sera. Avete detto che io inorridisco per il maiale e vado pazzo per l'agnello. Che stare a sentire decine di volte la stessa preghiera mi riempie il cuore di letizia. Che andare a fare il bagno nelle acque marroni di un fiume inquinato vi renda casti e puri ai miei occhi. Che far finta di pentirsi delle proprie cattive azioni pochi secondi prima di morire mi faccia contento. Che il sangue delle donne fertili è una bestemmia. Che gongolo di felicità quando fate saltare un palazzo pieno di infedeli. Ne avete dette di cotte e di crude, tracciando linee nettissime tra bene e male, e lo avete fatto a nome mio. È comoda la vita così, non trovate? Ma vedete come tutti i nodi vengono al pettine: ora siete qui, davanti a me, tremanti come pulcini appena sbucati dall'uovo. Perché avete paura? Avete forse qualcosa da rimproverarvi? La verità è che ve la fate sotto per paura dei giudizi che voi avete inventato, e ve la fate sotto perché non sarò di certo io a condannarvi, ma nemmeno potrò salvarvi. Io non posso fare nulla, mi limito a ricordare tutto. A essere sincero mi spiace un po' non avere alcun potere di giudizio, perché sono molto, molto arrabbiato con molti di voi, e sarebbe un piacere infinito soggiogarvi in una dannazione eterna e indicibile (coraggio, inventatene un'altra, adesso!), ma tant'è. Mi limiterò a elencare i peccati che voi avete inventato e che voi avete commesso, prodigandovi poi in elaborate acrobazie intellettuali per giustificarvi davanti ai miei occhi (la carne è debole, era un modo per avvicinarmi a te, e bla bla bla). Ho registrato ogni cosa, dallo stupro più brutale alla masturbazione più insignificante. Tu, ad esempio, hai peccato di lussuria e ti sei massaggiato il membro 1245 volte guardando i tuoi chierichetti di nascosto. Ti penti? Sì? Dillo a loro di persona. Li vedi? Sono qui che ti aspettano, e sono ansiosi di ricambiare la tua amorevole attenzione.
Avanti il prossimo.
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