Oggi è stato un giorno abbastanza difficile per la mia alimentazione. Come sapete, sto sempre molto attenta alla dieta (intesa come modo corretto di nutrirmi e non come tentativo di perdere peso) e sgarrare non è affatto nella mia natura. Alla fine, ve lo dico spesso, tutto diventa una questione di abitudine e non solo non si fa più fatica a rinunciare a peccati di gola troppo golosi, ma niente ci appare più come una rinuncia.
Quest’oggi, però, come vi accennavo, le cose non sono andate come al solito. Mio nonno, infatti, ha festeggiato (udite, udite) il suo ottantesimo compleanno! E’ da quando ne aveva 73 che stava aspettando la festa che avrebbe organizzato per questa giornata e, di conseguenza, non ha badato a spese, né a… quantità di cibo inserita nel menù del pranzo al ristorante.
Reputo fortemente, e non ne ho fatto mai mistero, che, per quanto la cucina del ristorante non sia minimamente paragonabile alla cucina di casa nostra, non dover buttare all’aria i sacrifici di una settimana sia possibile. Senza contare che tornare a casa intorpiditi e doloranti per la troppa sazietà non è cosa auspicabile per nessuno. Vi ribadisco dunque il fatto che è sempre possibile scegliere una combinazioni di cibi il meno dannosa possibile, anche al ristorante. Due settimane fa, ad esempio, ho festeggiato una data importante nella mia vita di coppia insieme a mio marito e, a cena fuori, ho ordinato portate molto tranquille. Ho chiesto una bruschetta al pomodoro con poco olio (al posto dell’ “anti-salute per eccellenza” antipasto), un trancio di pesce spada alla griglia e un piatto di rucola condita con un filo di aceto balsamico. Niente dolci e niente alcolici ad eccezione di mezzo bicchiere di vino rosso. La bilancia, e il mio stomaco, non hanno fatto una piega.
Cosa è successo invece oggi? Il menù era fisso e molto, molto calorico. L’antipasto era una selezione di affettati e formaggi (ma di selezione c’era ben poco!) e i primi piatti (due!!!) consistevano in un pezzo di lasagna e in una porzione-one-one di tagliatelle al ragù. Per secondo siamo stati serviti con agnello, salsiccia e girello panato. Poi patate al forno, insalata, macedonia, torta e spumante. Uno dei classici pranzi di una volta a cui io sono totalmente contraria. Tutto buonissimo, per carità! Ma sono fortemente convinta che nel nostro Paese esista una cultura dell’abbuffarsi fin troppo radicata e assolutamente sbagliata.
Come regolarsi in questi casi? Sicuramente non potete essere schizzinosi. Chi vi ha invitato ha pagato per quello che state mangiando e non è buona educazione saltare le portate o rimandarle indietro praticamente intoccate. Cercate semplicemente di non ripulire avidamente il piatto e di evitare proprio le parti più grasse, abolendo assolutamente il pane. Nell’antipasto mangiate tutte le fette di prosciutto, un pezzettino di mozzarella e le verdurine grigliate. Lasciate il salame, la porchetta, le olive e i formaggi stagionati. Mangiate quasi tutto il primo piatto se nel menù è prevista solo una portata di pasta. Se ce ne sono due (come è d’abitudine), mangiate metà dell’una e metà della seconda. Del secondo mangiate un pezzo di ogni varietà di carne e cercate di scolare i bocconi dall’olio. Evitate la macedonia, magari con la scusa di fare due passi fuori per digerire, e terminate i festeggiamenti col dolce. Bevete solo un sorso di spumante durante il brindisi, non toccate le bevande e non eccedete col vino. Concedetevi piuttosto un caffè. A sera state il più leggeri possibile e vedrete che il giorno seguente la vostra bilancia non farà alcuno scatto in avanti