Alcuni giorni fa il governo hadichiarato la sua rinuncia all'applicazione del piano nucleare. Una domandasorge spontanea: perché l’esecutivo ha preso la decisione di abbandonare larealizzazione di uno dei cardini della sua politica?
Prima di analizzare tutte lequestioni bisogna premettere che il Governo ha dichiarato di rinunciare allacostruzione delle centrali nucleari ma effettivamente l’abrogazione della leggesul nucleare non è ancora avvenuta, dovendo giustamente passare perl’approvazione del Parlamento Italiano. Virtualmente il piano nucleare è ancorain piedi, questo è solo un annuncio che può sempre essere disatteso nel caso sievolva la situazione a favore dei nuclearisti.
Inoltre è chiaro a tutti chel’esito del Referendum è notevolmente importante per le sorti del programmastillato dal Governo Berlusconi, visto che il nucleare, la privatizzazionedell’acqua e il legittimo impedimento sono alcuni dei punti cardine dellapolitica pidiellina.
Fino allo scoppio della centraledi Fukushima, l’Italia si avviava ad essere un paese dotato di un apparatonucleare civile. Tutti sapevano che il quorum referendario era quasiimpossibile da raggiungere e l’ottima campagna mediatica di tutta la classepolitica(Pd, Udc e Pdl in testa)era riuscita a convincere la maggior parte deicittadini della bontà delle centrali nucleari di terza generazione.
Il destino ha cambiato le cartein tavola.
Cosi come il terremotodell’Aquila aveva risollevato la popolarità del Premier(soprattutto grazieall’ottimo lavoro della protezione civile)cosi le devastazioni che hannocolpito il Giappone hanno determinato gravi problemi per la sua politicaattuale.
Lo scoppio della centrale di Fukushimaha portato ad un cordoglio generale seguito da una forte opposizione popolareverso l’avviato programma nucleare. Una vera e propria spina nel fianco per unaclasse politica che era riuscita con una ottima campagna mediatica ad impedirepossibili e vaste proteste.
La tragedia di Fukushima hanaturalmente dissolto tutto questo immenso e magistrale lavoro di fino.
L’entourage berlusconiano osservandocon preoccupazione questo cambiamento dell’opinione pubblica(non più a favorevolema contraria al programma redatto e pensato dall’ex ministro Scajola) hacompiuto l’unica azione democratica che poteva essere fatta per salvare quelloche si poteva. Rinunciare(almeno per il momento) alla costruzione di centraliatomiche per due semplici motivi.
Il primo è palese. Togliere forzaal referendum rinunciando al punto più debole(per loro), in modo tale daevitare una tragedia politica e vedersi completamente sconfessati daglielettori.
Il secondo invece è notevolmentepiù subdolo. La legge abrogativa sul nucleare è stata presentata da poco e devepassare tutto l’inter parlamentare affinché diventi atto pratico(e solo inquesto caso verrebbe cancellato il quesito referendario sulla costruzione dellecentrali atomiche). C è però la possibilità che non si faccia in tempo. In talcaso il quesito rimarrebbe ma sarebbe sicuramente meno pubblicizzato dai suoisostenitori in questa particolare situazione. Nel caso in cui il referendum nonpassasse allora il Governo sarebbe legittimato a sostenere che i cittadinivogliono il nucleare.
E’ perciò in atto una tattica didepotenziamento del Referendum sulla difesa dei beni comuni, che il Governoporta avanti con tutti i mezzi(democratici) possibili.