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Dietro i candelabri

Creato il 13 dicembre 2013 da Kelvin
DIETRO I CANDELABRI(Behind the Candelabra)
di Steven Soderbergh (Usa, 2013)
con Michael Douglas, Matt Damon, Rob Lowe, Dan Aykroyd
durata: 118 min.

Ai più, compreso il sottoscritto, il suo nome dice poco. Eppure Valentino 'Wladziu' Liberace, italo-americano di madre polacca, per almeno un trentennio (all'incirca dagli anni '50 agli anni '80) è stato uno degli uomini più ricchi, potenti e amati d'America. Di mestiere faceva il pianista e cantante, esibendosi nei club più esclusivi della sua città adottiva, Las Vegas, davanti a platee di attempati e facoltosi avventori. Un pubblico non certo di massa, dunque. Ma Liberace aveva raggiunto lo stesso una popolarità clamorosa, grazie alla sua incredibile capacità affabulatoria e al suo essere 'animale da palcoscenico': era un personaggio istrionico, affascinante, eccessivo nei modi, nell'eloquio, nel vestire, nel proporsi. Perfino il suo pianoforte era intarsiato di gioielli pacchiani, sempre sovrastato da un un candelabro barocco dietro al quale si scorgeva la faccia del virtuoso della tastiera...
DIETRO I CANDELABRITutto normale, del resto, nella città più kitsch ed 'esagerata' del mondo. L'unica cosa nient'affatto normale, per l'epoca, erano le tendenze sessuali di Liberace, tutt'altro che ambigue: ma nell'America perbenista di allora dichiararsi pubblicamente gay era impossibile, e così il suo entourage doveva ogni volta ingegnarsi per inventargli una fidanzata diversa: una pattinatrice, un'attrice, una ballerina...
Cose che dette oggi ci fanno sorridere, seppur a denti stretti. Anche perchè, è lecito chiederselo, siamo proprio così sicuri che le cose siano cambiate davvero? Siamo davvero sicuri che l'America e il mondo attuale siano mentalmente più aperti riguardo l'omosessualità? Steven Soderbergh ha candidamente ammesso che negli States il film è stato costretto ad uscire solo in televisione perchè nessuno studio cinematografico ha avuto il coraggio di produrlo. E così ci sono voluti i soldi e l'intraprendenza di un canale televisivo, la HBO, affinchè la pellicola vedesse la luce e fosse addirittura selezionata per il festival di Cannes. A dimostrazione di come oggi, oltreoceano, la tv sia molto più coraggiosa e sperimentale rispetto al grande schermo.
DIETRO I CANDELABRI
Ma a noi di questo, francamente, ci interessa poco. Ci dispiace solo per Michael Douglas, che è strepitoso nel ruolo di Liberace e avrebbe meritato alla grande l'Oscar per l'interpretazione più bella della sua carriera (molto più che per Wall Street, una delle statuette più ingiuste della storia dell'Academy). Però l'importante è che questo bel film sia arrivato nelle nostre sale e il pubblico italiano possa godersi questo impagabile spaccato della vita di un personaggio estremamente fuori del comune. Dietro i Candelabri non è un biopic in senso stretto: racconta solo una piccola parte delle vicende di Liberace, precisamente la sua storia privata di un fidanzamento tumultuoso durato sei anni (dal 1976 al 1982) in cui perse letteralmente la testa per un ragazzo diciottenne, Scott Thurson (impersonato da un Matt Damon molto meno convincente, e non solo per l'età anagrafica), incontrato dietro le quinte di un concerto. Lui all'epoca di anni ne aveva quasi sessanta, e non era certo nuovo ad avventure del genere. Arrivò ad amare il giovane in modo viscerale, sincero, fin quasi ad adottarlo legalmente, salvo poi scaricarlo per un nuovo toy-boy una volta esauritasi la passione...
DIETRO I CANDELABRI
La bellezza nel film sta tutta nella descrizione, perfetta, di un'epoca e di un modo di pensare tipicamente radicato negli anni '70. Scenografie, ambientazioni, situazioni, sono ricreate in modo magistrale. Se poi si aggiunge la sceneggiatura firmata da uno dei migliori writer sulla piazza, quel Richard LaGravenese che aveva già adattato I ponti di Madison County e L'uomo che sussurrava  ai cavalli, ci sono tutti i motivi per farci amare questa pellicola, un affresco nostalgico e (poco) indulgente di un periodo irripetibile. Per certi versi assomiglia molto a Boogie Nights di P.T. Anderson, altro gioiellino del genere. Il film è bello, spiritoso, sarcastico, drammatico quando serve ma senza scadere nella melensaggine. Si ride e si riflette in modo intelligente. Forse da noi verrà stritolato dai blockbuster natalizi, ma se siete cinefili veri cercate di non farvelo scappare.  

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