Sfavillante e superficiale
Luccicante, ma solo in superficie (sarà per l’eccesso di paillettes?), Dietro i candelabri (Behind the Candelabra, 2013), il film per la tv (HBO) di Soderbergh, non convince nonostante un superbo Michael Douglas.
1977. Liberace è un anziano e famosissimo showman omosessuale non dichiarato. Al termine di uno spettacolo gli viene presentato il giovane Scott Thorson e tra di loro nasce una relazione, che durerà a lungo, fino a convincere Liberace ad avviare le pratiche dell’adozione.
Biopic kitsch che narra uno spezzone di vita (10 anni) del pianista omosessuale Liberace, Dietro i candelabri si comporta bene nel momento in cui deve ostentare il mondo barocco, esagerato e istrionico (nel pubblico e nel privato) del protagonista. Sicuramente gran parte del merito va a un intenso Michael Douglas, che ha caratterizzato il suo personaggio con immensa bravura. Difatti non era facile calzare i panni rococò di un divo (omosessuale ed esasperato) dello showbiz anni 70. Diversamente la pellicola si perde nel momento in cui deve tratteggiare Scott Thorson, ex-amante e viziato paggio di Liberace, perché Soderbergh esagera nella caratterizzazione e lo tramuta in una caricatura. Ed è evidente la differenza interpretativa tra i due attori, soprattutto nei siparietti in casa o a letto, nei quali Damon soccombe in modo evidente e pare addirittura imbarazzato.
Dove sbaglia Soderbergh? Nel relegare un personaggio così importante nella vita di Liberace a semplice e limitato “suppellettile” dello sgargiante mondo di Liberace. Eppure il punto di vista dell’intera pellicola è di Scott, è lui a essere trascinato (per poi essere buttato via come uno scarto) nel luccicante microcosmo di cocaina, eccessi e botulino di cui si attornia il brillante pianista. Qualcosa non torna oppure il regista non si vuole spingere oltre e porre l’accento sull’anima oscura di Liberace, l’aspetto forse più interessante dell’intera pellicola. Difatti ciò che salta all’occhio è l’egoismo, la vanità, il narcisismo e la vocazione di Liberace a fare terra bruciata intorno a sé. Tuttavia Soderbergh evita di sottolineare questo aspetto e si concentra (piuttosto) su dettagli ridondanti, su paillettes e lustrini.
Superficiale e futile operazione di recupero di un divo, Dietro i candelabri ostenta una regia televisiva e una costruzione narrativa poco brillante. E se anche la morte del pianista viene ridotta a una coreografica uscita di scena, allora non c’è molto altro da dire. Soderbergh spreca l’occasione di esplorare introspettivamente una figura controversa e simbolo di un’epoca, nella quale l’omosessualità non era facilmente approvata. Tuttavia (fortunatamente) Michael Douglas mettendosi al servizio della pellicola tutta la sua professionalità e bravura, la salva dal baratro dell’esasperato cliché.
Uscita al cinema: 5 dicembre 2013
Voto: **