Una cosa su cui ragionerei in questo momento storico, sono le molteplici dichiarazioni rispetto a TWITTER e agli altri canali digitali per la diffusione della democrazia e dei cambiamenti politici, che sono tempestivamente apparse prima delle rivolte mediorientali e dei tam tam sui disordini e sulle rivoluzioni in rete. Sarò un filino dietrologa, ma ho trovato strano questo improvviso interesse e questo riconoscimento autorevole della politica estera statunitense alla comunicazione digitale come strumento di presa e gestione del potere politico proprio prima e in concomitanza di questo incendio. Libertà e democrazia sono parole usate negli ultimi tempi in modo esagerato e credo anche abusato nei confronti della rete, che da a tratti l’impressione di essere invece ben più facilmente manovrabile degli altri mezzi di comunicazione. L’unica certezza che abbiamo è che si stanno muovendo i continenti e si stanno ridisegnando i confini politici ed economici del mondo. Sta succedendo adesso, in questi mesi, in questi giorni. Quanto questo stia succedendo liberamente sulla spinta della rivolta popolare è tutto da vedere e da chiarire e la storia insegna che dietro le rivoluzioni e i cambiamenti di potere e in definitva dietro la spinta delle masse, ci sono sempre grandi interessi economici. L’incendio mediorientale colpisce duramente il progetto Gazprom, che vedeva l’Europa svincolarsi dalle fonti energetiche petrolifere ed aveva tra gli attori principali Russia Italia e Libia. Già i cablati e le informazioni diplomatiche segrete “fuoriscite” dal sito di Wikileaks sembravano voler colpire questo progetto economico screditandolo con delle “indiscrezioni”, guarda caso comodissime e che facevano ottimo gioco all’economia statunitense impegnata sul fronte asiatico CINA e INDIA su cui sta puntando. La Cina , che sta scavalcando tutte le prime posizioni dell’economia mondiale, ha interessi fortissimi sull’economia africana. Con la rivolta del medioriente si rimettono in discussione e diventano a forte rischio gli accordi tra Russia Europa e Medioriente sul gasdotto e si libera nuovamente la pedina mediorentale, i capi e le leadership che verranno designati dopo queste rivolte popolari saranno liberi di stipulare nuove accordi commerciali che forse guarderanno all ‘Asia e agli Stati Uniti. Tra qualche mese quando si disegneranno nuovamente i confini politici e le strutture governative del medioriente dopo questi due mesi di fuoco e rivolte di piazza cominceremo a capire chi aveva ed ha interesse a scombinare le pedine politiche in medioriente.
Barbara Barbieri, 22 febbraio 2011