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Dietro le quinte del mistero

Creato il 04 marzo 2011 da Mentalista Darus @magodarus
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Dietro le quinte del mistero

Di magodarus

Come godersi uno spettacolo di magia? Qual è l’atteggiamento migliore che uno spettatore dovrebbe avere? Come veniva intesa e raccontata la magia

Dietro le quinte del mistero

italiana anni fa? Lo si può arguire tra le righe del seguente articolo della Stampa di  Torino di diversi decenni orsono. Una visione che ora potremmo considerare ingenua ed infatuata di alcuni luoghi comuni. E dal discorso erano esclusi tutti quegli esperimenti mentali che,chi mi segue sa io propongo nel mio spettacolo (lettura del pensiero, telepatia, chiaroveggenza e via discorrendo) altrimenti ho come l’impressione che sarebbero stati dolori:

Io sono di quelli che. a uno spettacolo di illusionismo, accettano gli esperimenti senza discuterli, cioè senza intestardirsi a voler svelare ad ogni costo il  mistero che li circonda e che, naturalmente, li rende attraenti.

Li accolgo così come sono, e magari mi diverto, perchè, prima di tutto, non riesco mai a spiegarmi, un solo trucco, e poi perchè se c’è un altro che me lo rivela, cessa in me, come d’incanto, il piacere del divertimento, cessa cioè lo scopo pel quale mi son recato ad assistere alle mirabolanti prodezze di un « re del mistero».

Che bel gusto andare a uno spettacolo dove regna sovrana l’illusione e cercare di farla svanire quando è “appunto solo essa quella che, in tal determinato momento, bisogna vivere! Voler illudersi di non essere vittima dell’illusione! Questa, sì, è. una bella,., illusione!… il trucco c’è…

Va bene: tutti sappiamo che il trucco c’è; e quando abbiamo saputo qual è il trucco, che soddisfazione proviamo?

Il trucco c’è e non si vede… Ma se si riesce a vederlo non è più trucco. Perciò è meglio che rimanga tale, e che tu, misero mortale, non lo sveli mai. E’, forse, un po’ meglio anche per te… •

Vedi: le illusioni della vita sono belle finché durano: illudersi è un po’ vivere felici entro l’alone luminoso della speranza; l’illusione è quasi una seconda

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vita. Quanti di noi non  si sono, almeno una volta, illusi durante la propria esistenza, e, mentre di essa eravamo schiavi,non siamo stati felici, sereni e fiduciosi?

Il guaio è capitato quando è sopraggiunta la disillusione, quando cioè è sfumata l’illusione, lasciandoci una profonda amarezza nel cuore e una tristezza di più nella nostra vita! Sarebbe bene non illudersi mai, per non subire mai la disillusione.

Anche questa, diciamo così, debolezza dell’umanità fa , parte del bagaglio personale entro il quale portiamo con noi tutte le virù del mago: piccioni, conigli e fiori che egli fa sbucare da un cappello, non per le monete da due lire che fa, colare dal naso degli spettatori, non per gli orologi che sconquassa”, fa sparire e riaggiusta sótto gli occhi attoniti degli stessi spettatori, ma per quel suo modo di fare che io, e centomila altri come me, non sapranno mai fare, per tutto quel mondo;  che mi stupisce facendomi restare  a bocca aperta come dinanzi ad un miracolo. E come me, siatene certi, milioni di altri uomini .provano la stessa sensazione, lo stesso stupore.

Il trucco c’è… D’accordo, ripeto; ma, ammettiamo, una volta svelato il trucco, chi è capace di ripetere  il gioco?  Una scuola di illusionisti non è mai esistita e mai potrà esistere. L’illusionista ha il dono della natura, come l’artista; con la differenza che l’artista, se va a scuola, vi si perfeziona, e l’illusionista si perfeziona ugualmente senza frequentare alcuna scuola: la sua scuola è la pratica di ogni giorno.

Un illusionista non potrà mai’essere maestro della sua arte, non perchè non sia capace d’insegnare, ma perchè la sua è materia che non si può

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insegnare, e che nessun allievo, armato anche della più buona volontà e della più viva intelligenza, non riuscirà mai ad apprendere.

Chabernot ha cominciato da giovanetto con piccoli esperimenti di destrezza mediante le carte da gioco. A poco a poco ha imparato altro, sì è perfezionato, ha incominciato a salire, sui palcoscenici, e, lui napoletano di Napoli, se ha voluto far fortuna, ha dovuto camuffarsi sotto un nome francese.

Poco importa se chi va ad assistere ai suoi spettacoli si accorge fin dalle sue prime battute che egli proviene dalla più bella città delle marine; ma egli è Chabernot, francese, almeno per quél pubblico che alza il naso e punta lo sguardo sui suoi cartelloni murali. Chabernot «re del mistero*»,

Chabernot è soprattutto un simpaticone, per quel suo modo quasi allegramente noncurante col quale svolge lo spettacolo. Sembra che voglia prevenire il pubblico, avvertendolo che ciò che sta per fare non è roba dell’altro mondo; ma pare anche che dica, una volta fattolo: « Prova tu, se sei buono! ». Insomma, non fa cadere — come si dice — le cose dall’alto.

Ne ho visti di suoi colleghi che presentano i loro giochi con un certo sussiego, con un’aria da superuomini. che stiano per quadrare il circolo! Quelli  vanno bene per le tenebrose sedute spiritiche, e il pubblico non li ama.

Una frase detta da Chabernot durante un suo esperimento, semplice * nello stesso tempo curiosissimo, caratterizza quest”illusionista e il suo genere di spettacolo. Egli dice, mentre da ogni parte fa piovere monete in un secchiello metallico : — Se fosse vero!…— e ride.

Non v’è forse in queste tre parole e nella netta risata che le accompagna tutta un’amara ironia? L’illusionista irride

Pagina 4 (23.01.1935) StampaSera – numero 20

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Questo post è stato pubblicato il 4 marzo, 2011 alle 4:01 pm ed è archiviato in Senza categoria. Segui i commenti a questo post con il feed RSS 2.0. Puoi lasciare una risposta, o mandare un trackback dal tuo sito.


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