“…Non ti odio, / ma non ti amo. / Indifferente, / continuo la mia vita / ormai volata via dalle tue mani / alla ricerca di nuovi orizzonti, / di nuova me. / Ti ho ucciso. / Assaporo la libertà / di essere io” da “Libertà” – “Dietro lo sguardo”
Sono 62 le poesie che compongono l’ultima silloge di Elisabetta Bagli, “Dietro lo sguardo”, edita nell’aprile 2013 dal Gruppo Editoriale D&M, divisione ArteMuse, nella collana Castalide.
Sono istanti, esperienze di vita che la poetessa riesce ad imprimere sulla carta, congelandoli nella loro immortalità ed al tempo stesso dando loro il calore della vita. Momenti estremi dell’esistere, descritti attraverso un accurato studio dei termini.
Un dualismo che ritroviamo nell’intera raccolta poetica, che a maggior ragione è divisa in due parti, “Luce” e “Buio”. Compaiono il bianco ed il nero, senza mai sfumature intermedie. Stati d’animo legati al positivo e al negativo, come poli che inevitabilmente si attraggono, per poi giungere a scoprire che luce e buio, in realtà, si compendiano fino a coesistere.
Questo dualismo si avverte in tutte le liriche della poetessa Bagli, nata a Roma e residente a Madrid. Questi “spaccati” di esistenza hanno lasciato il segno, in una donna che combatte per tornare alla vita, per sentirsi nuovamente e quotidianamente viva. L’intera silloge è pervasa da una forte sensualità, da una grande consapevolezza di essere femmina.
La Bagli si descrive “senza veli”, attraverso una poetica elegante, allusiva e mai volgare. I suoi sono versi liberi che narrano di un amore desiderato, sognato, forse solo immaginato e mai vissuto; oppure vissuto talmente tanto da essersi ormai logorato. In entrambi i casi, la passione esplode.
Il libro è dedicato “A chi mi ha aiutato a scoprir me stessa” e qui si evince la voglia di indagare, mettersi in discussione, per poi riscoprirsi più matura e una donna nuova. Le sue sono anime “denudate”, che si fondono nel contatto intimo. Un mondo che ricerca paradiso e inferno, a seconda del momento, oppure ambedue bramati; intima passione e gioia infinita, raggiunti attraverso carezze e profumi.
Vi è la volontà di “possedere” l’altro, senza accontentarsi del solo corpo. Le “maschere” devono cadere, per giungere al corpo, all’anima e al tutto. A volte le sensazioni sono solo pensate ma, attraverso un linguaggio altamente evocativo, sembrano materializzarsi davanti ai nostri occhi.
Assistiamo ad un lento risveglio dei sensi, che porta la poetessa a sentirsi vitale. Essa deve appagare la sua fame di donna. L’amore immaginato è lontano, ma crea una dimensione intima di vicinanza talmente tale da avvertirne il calore della bocca, che si schiude e lascia uscire la sua “lava” di passione bollente. La magia di uno sguardo notturno che va immortalata, dipinta, prima che faccia giorno e tutto svanisca.
Le anime sono “derelitte”, la pelle “avida d’infinito”. La vita “ruggisce”, si avverte la necessità di provare emozioni forti. A volte la poetessa sembra sottomettersi integralmente alla volontà dell’amato, come farebbe una geisha, altre lotta come una guerriera per affermare la sua dignità. Il dualismo ritorna: ghiaccio e fuoco, piacere e dolore, culla e tomba, come facce della stessa medaglia. Vi è desiderio di riscatto, di riprendersi ciò che la vita ha tolto.
Come se la follia avesse invaso la poetessa, inducendola a perdersi nell’amato, e lui in lei, in una profonda alchimia di pensieri. Essi diventano due anime che si compendiano. La vita però li separa e continua a farli incontrare in un “attimo”, un solo istante. La seconda parte, “Buio”, è quella che ho amato di più. Qui ci sono le liriche del dolore, della tristezza e dell’amarezza.
È come un lungo inverno, senza primavere, quasi l’autrice fosse stata inghiottita dal male, che incarna cedendo alla stanchezza. Qui si scatena anche la violenza, un gioco perverso che ha fatto sì che perdesse se stessa. Ombre di fantasmi albergano la mente quando si continua ad amare chi non ci vuole, fino a quando giunge la consapevolezza che, da soli, si possono saziare le proprie inquietudini. Il “signore” di “Luce”, al “Buio” diventa un “padrone”, un torturatore che deve essere “ucciso” per potere assaporare la dignità di essere se stessi.
E ci si ritrova con due vite sole che ricordano un istante. La vita è come un quadro per la Bagli, in cui tutti imprimono la loro pennellata. Un mondo fatto di sogni e di pensieri, che portano ad una lenta consapevolezza di sé.
Nella dedica al suo libro, Elisabetta mi ha scritto: “A Cristina, spero possa leggermi anche Dietro lo sguardo”. Mi auguro di esserci riuscita.
Written by Cristina Biolcati