Se siamo attenti agli accorgimenti per navigare in sicurezza, se tuteliamo la nostra privacy (in particolare i dati sensibili), se manteniamo aggiornato l’antivirus sul nostro computer e siamo dotati di una buona dose di sana diffidenza per evitare di cadere in tranelli (come quelli che si basano sull’ingegneria sociale), possiamo considerare il nostro comportamento online a prova di qualsiasi tipo di insidia e al riparto da occhi indiscreti. Ma è proprio così?
Di certo, con queste attenzioni, ci difendiamo dai pericoli più grossi come il furto di identità e abbiamo probabilità più basse di cadere vittima di intrusioni nei nostri account. Ma c’è un altro aspetto a cui dovremmo fare attenzione: ogni volta che ci iscriviamo a (o utilizziamo) un servizio online gratuito, dovremmo chiederci il perché un’azienda sia interessata a fornircelo senza chiederci in cambio nemmeno un euro. Nella maggior parte dei casi, infatti, la ricchezza per le aziende in questione arriva direttamente dai nostri dati personali. Non solo quelli che dobbiamo (o scegliamo di) comunicare per l’iscrizione e per il funzionamento del servizio: le aziende (come Google e Facebook, per citare i due nomi più noti) utilizzano tutta una serie di informazioni contestuali e indirette per ricostruire il nostro profilo di consumatori. E questi profili sono estremamente interessanti per il mercato della pubblicità online. Le società che si occupano di raccogliere informazioni sulle nostre abitudini di navigazione, sulle nostre ricerche e sulle pagine che visitiamo sono molte e fanno un lavoro apparentemente dietro le quinte. Noi clicchiamo, passiamo da un sito all’altro e, se questi sono affiliati alle agenzie pubblicitarie, le informazioni saranno condivise per poter creare annunci mirati, senza che noi ce ne accorgiamo. Però possiamo notare che le pubblicità che troviamo sui siti che consultiamo sono adatte a noi o in linea con le ricerche che abbiamo fatto poco tempo prima.
La personalizzazione dei servizi internet passa anche da qui ma, per coloro che vogliono la massima consapevolezza ed il massimo controllo della propria privacy, sono disponibili una serie di strumenti software che permettono di sapere quale azienda sta raccogliendo informazioni sul nostro comportamento online e che ci consentono di difenderci da queste forme di tracciamento. Tra le più conosciute, troviamo Track Me Not e Do Not Track, che possono essere installate direttamente sui browser Firefox e Chrome (la seconda è disponibile anche per Internet Explorer e Safari). Altre applicazioni di questo tipo sono Collusion (realizzata da Mozilla) e Privacyfix. Quest’ultima, in particolare, ha come obiettivo la semplificazione della gestione della privacy su Google, Facebook e altri siti che raccolgono informazioni sugli utenti.
Non dimentichiamoci, però, che il primo filtro per le informazioni che ci riguardano siamo noi stessi: se non vogliamo che qualcosa su di noi venga diffuso online, dobbiamo essere noi i primi a evitare di renderlo disponibile.
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