Il ministro Clini ha inviato al Cipe il Piano strategico (leggi il testo in anteprima) per la difesa e messa in sicurezza del territorio, che verrà discusso dal Comitato in una delle prossime sedute.
Tra i punti più importanti del provvedimento ci sono il divieto di risiedere in zone ad altissimo rischio idrogeologico, la necessità di effettuare lavori di manutenzione dei corsi d’acqua e di difesa dei centri abitati, il recupero dei terreni abbandonati, la difesa dei boschi, la protezione delle coste e delle lagune esposte all’innalzamento del mare, l’obbligo di assicurazione per le costruzioni nelle zone a rischio di inondazione e la riattivazione delle Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorià di bacino, soppresse nel 2006.
Il programma di difesa del territorio verrà dettagliato ogni anno definendo gli interventi in programma, e sarà finanziato usando una parte dei proventi, il 40%, delle aste per i permessi di emissione di anidride carbonica, proventi che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima. Un’altra quota delle risorse potrà venire dai carburanti, rimodulando diversamente gli oneri a parità di peso fiscale.
Nel dettaglio, il documento prevede che ogni quattro anni venga aggiornato il Rapporto scientifico sui rischi dei cambiamenti climatici e che vengano aggiornati al 2013 i piani di assetto idrogeologico (Pai) delle Autorità distrettuali idrografiche.
Le priorità di intervento sono per esempio limiti alle costruzioni nelle zone a rischio, il contenimento nell’uso del suolo, la manutenzione dei corsi d’acqua (con regimazione, pulizia degli alvei e altri lavori), il recupero dei terreni abbandonati o degradati puntando sulle colture tradizionali e di qualità, la pulizia dei boschi usando il legname raccolto anche come biomassa per produrre energia pulita.
Il diradamento dei boschi più fitti servirà anche a ridurre gli effetti degli incendi che, distruggendo le piante, minacciano anche la stabilità geologica. Nel caso delle foreste demaniali, il documento presentato dal ministro Clini propone per esempio di fermare I rimboschimenti fatti con pini e abeti d’importazione e di piantare invece alberi tradizionali della zona.
Un altro punto fondamentale sarà preparare le misure più idonee per difendere le coste dall’effetto dell’innalzamento del mare. “Le previsioni dei climatologi sono molto preoccupanti e risultano molto esposte al rischio di alluvione tutte le zone costiere dell’alto Adriatico, da Ravenna a Monfalcone, dove molti territori si trovano a quote inferiori al livello del mare”, commenta il ministro. “Oggi quei terreni sono difesi e tenuti asciutti da un sistema di canali di scolo e di idrovore concepito fra l’800 e il ’900, quando le piogge erano diverse e il mare non minacciava di diventare più alto”.L’assicurazione obbligatoria, infine, si rende necessaria “per consentire a chiunque viva o lavori nelle aree a rischio idrogeologico di avere la certezza del risarcimento in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani – conclude il ministro – attraverso i risarcimenti con fondi pubblici”.