In questi giorni mi sono appassionato alla questione dei Digital Champions, iniziativa promossa da Riccardo Luna (neo nominato Digital Champion su iniziativa del Governo Renzi). Luna, che ha fatto dell’innovazione una bandiera (saggiamente, secondo me), dopo la nomina ha promosso un’iniziativa di partecipazione che sostanzialmente potrebbe essere riassunta così: «Perché il Digital Champion dovrei essere soltanto io? C’è un Digital Champion in ogni comune d’Italia». Se ne parlava anche giorni fa su Spaghetti Open Data, la comunità di attivisti che si occupano di dati della quale anch’io faccio (orgogliosamente) parte. Ecco in sintesi come funziona: chi ha interesse a partecipare, a candidarsi come Digital Champion per la propria città può manifestare la propria disponibilità sul sito che raccoglierà tutte le testimonianze dei Digital Champions locali, appunto Digitalchampions.it.
La figura del Digital Champion è di tipo istituzionale (c’è in tutti i Paesi dell’Unione Europea, info qui). Così mi sono chiesto: ma se l’incarico di Digital Champion è istituzionale, chi avrà registrato il dominio? Un minuscolo caso di factchecking, che mi ha portato a verificare su Nic.it (dov’è possibile verificare chi è il proprietario di un dominio): capire cioè se questo dominio fosse stato registrato da Luna o da un’istituzione specifica. E la risposta è: la registrazione è stata fatta da Luna (e questo è solo uno dei pregi della rete, che abilita azioni di trasparenza).
Però il dominio digitalchampions.it è stato registrato lo scorso 15 luglio, ben due mesi prima rispetto alla nomina di Luna a Digital Champion (che come leggo da Wired, risale a metà settembre), anche se Luna dice proprio su Wired che il sito è stato messo in piedi «nel weekend», immagino riferendosi al weekend precedente all’intervista (quindi 19 e 20 settembre) — si può comunque comprare un dominio e poi costruire un sito un mese o un anno dopo.
L’idea di Riccardo Luna sta suscitando polemiche o apprezzamenti: qualche giorno fa sul gruppo Facebook informale “AgendaDigitaleItaliana” leggevo ad esempio varie critiche nei suoi riguardi in sostanza sul fatto che l’iniziativa non avrebbe obiettivi concreti (cosa faranno i Digital Champions?) — argomenti analoghi anche in un articolo su WebNews — come anche del resto tanti attestati di apprezzamento (quante piccole grandi storie di champion digitali sono disseminate nel nostro Paese e magari sono poco note?). In merito alla nomina governativa, Luna non ha mai fatto mistero del suo apprezzamento nei confronti della visione politica di Renzi (chi si dimentica il famoso camper del premier venduto a StartupItalia?).
Oggi (20/11) il progetto Digitalchampions.it viene presentato a Roma (info qui) e mi dispiace non poterci andare, perché al di là del fatto che non penso ci sia nulla di male nel fatto che il dominio sia stato registrato due mesi prima della nomina da parte del governo (Luna avrebbe potuto progettare da prima l’iniziativa per altri motivi e in totale autonomia), mi sarebbe piaciuto porre ai partecipanti una domanda (e sono certo che avrò una risposta nei fatti): concretamente, cosa farete? Conosco personalmente e stimo alcuni tra quelli che hanno aderito, ma per altri magari vorrei approfondire e vedere nei fatti cosa accadrà. Non vorrei che diventassero Digital Champions prima del tempo. Per comodità riepilogo le mie due domande:
- Perché il dominio è stato registrato due mesi prima (luglio 2014) della nomina di Riccardo Luna (settembre 2015)?
- Cosa faranno esattamente (e come soprattutto) i Digital Champions in concreto, rispetto alla dichiarazione di intenti sugli obiettivi, presente su Digitalchampions.it?
Aggiungo anche uno dei video della trilogia di Luca Corsato, che vede questa vicenda con un po’ di sana, sanissima ironia
(da vedere anche gli altri due!)