Anni fa, le riviste musicali si spartivano egregiamente discussioni petulanti sulla fine dell’industria discografica, avanzando ipotesi come la scarsa qualità delle opere musicali del nuovo millennio, i disvalori dei nuovi giovani che preferivano delinquere (comprare cd pirata), il caro prezzo (dai 10 ai 20 euri!) e la nascita e la diffusione di nuove tecnologie. Dopo il boom di Napsters, ridicolmente contestato dai Metallica, gli anni 2000 multimediali furono messi in download attraverso WinMx, dove bisognava mettersi in coda per aver finalmente accesso allo scaricamento di file, le chat di Mirc, poi Kazaa Lite, ed infine Emule, in cui tutto diventava più semplice, poiché bastava soltanto cercare il file desiderato, controllando le fonti e gli users e come per magia riuscire a possedere film e persino intere discografie in poco tempo. Oggi, negli anni ‘10, si può praticamente scaricare tutto ciò che appare sullo schermo del nostro pc, basta avere i programmi adatti. Si può possedere tutto, ma in pratica non possiamo toccare niente di tutto questo. Tutto resta comodamente dentro ad un hardisk, senza occupare spazio attorno a noi.
La condivisione è praticamente totale, e quasi senza limiti; si possono aggirare licenze e password, o costi dei prodotti, cercando solamente il link o il torrent crackato, condiviso per solidarietà dagli internauti. Comunismi della rete.
Agli artisti cosa rimane? Certo, gli introiti di Itunes, di Amazon. Ma non basta. I concerti, i tour infiniti, sono invece la vera alternativa, dove fatica e sacrifici si sommano a continui spostamenti. Ma non basta neanche questo e per campare, molti artisti hanno attività parallele per arrotondare i conti.
In un panorama dove sopratutto conta il ruolo della novità, bisogna seminare idee originali.

Certo è, che i vari canali Peer to Peer ebbero quasi immediatamente le tracce di quel disco, era inevitabile, e per questo forse non ci guadagnarono più di tanto, ma bisogna dire che fu un’ottima campagna pubblicitaria che univa rapporto qualità eccelsa-prezzo irrisorio, novità e mistero. Sì, perché anche per questo bisogna spiegare l’incontrastabile successo di operazioni commerciali sbucate fuori dopo anni di silenzio assoluto e senza uno stralcio d’intervista alla stampa.

Ma sopratutto l’unico contesto che pare incontrastato dal peer to peer e dai video su Youtube, che non sembra recare le conseguenze di una crisi ormai anacronistica, rimane il momento live, con i suoi continui sold out, se sei bravo.
Costerà anche un botto, ma almeno lì, non accontentiamoci di una realtà gratuita in formato .avi.





