Magazine Cinema
Sono sul métro linea 4, alla fermata Chateau D'eau, in piedi davanti alla porta perché sto per uscire (la mia fermata è quella successiva). Davanti a me, che cammina calma sul binario leggendo una rivista, vedo la regista e sceneggiatrice francese Pascale Ferran.
Ho un attimo di esitazione.
Che faccio, scendo? Scendo e le parlo? Scendo, la disturbo e le dico delle cose?
Ma l'attimo è fuggito, le porte si sono chiuse e la vedo allontanarsi irrimediabilmente sul binario.
Peccato, penso.
Mi dico che in effetti i minuti erano contati perché avevo un appuntamento a cui non potevo arrivare tardi, ma la verità è che mi dispiace.
Avrei voluto dirle che ho amato il suo cinema fin dal primo film, con quel titolo talmente bello: Petits arrangements avec les morts (Piccoli Arrangiamenti con i morti), che non a caso aveva vinto la Caméra D'Or à Cannes nel 1994.
Che la sua versione di Lady Chatterley è magnifica, così erotica e sensuale, così vera, con una splendida direzione di attori. E avrei voluto chiederle se anche lei pensa, come me, che le donne al cinema filmano il sesso molto meglio degli uomini.
E poi volevo farle sapere che adesso, tutte le volte che vado all'aereoporto Charles De Gaulle, non posso evitare di guardare le terrazze degli hotel lì intorno e immaginarmi che uno degli uccellini che vedo svolazzare sia in realtà una ragazza che fa la cameriera ma ha una vita interiore intensa ed interessante.
Insomma avrei voluto dirle che Bird People è un film bizzarro, spiazzante e bellissimo, a cui ho ripensato a lungo, e sempre con grande piacere (quella scena di rottura di una coppia via skype: lui a Parigi e lei a NY, è una delle cose più potenti che ho visto negli ultimi anni).
Invece non le ho detto nulla di tutto questo. Mi è venuto in mente che ha scritto un film diretto da quel regista/attore che mi ha mandata a stendere un po' di tempo fa (Dilemmi Cinematografici 1), e non me la sono sentita di rischiare.
Anche se, alla peggio, avrei potuto trasformarmi in un uccellino e volare via...
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