Restituire Battisti al governo italiano era come riconoscere ugualmente criminosa l’azione di Dilma Vana Rousseff durante la dittatura militare brasiliana. L’unica uscita era di lasciare per l’ultima ora quello che tutti sapevano che sarebbe avvenuto, utilizzando l’euforia degli acquisti natalizi come anestetico per un atto che è un attentato alla Legge ed alla vita. Qualunque azione diversa, da parte di Lula, indebolirebbe la sua creazione elettorale e successora.
Poiché la decisione di Lula è contraria agli accordi bilaterali tra il governo italiano e quello brasiliano, la decisione finale tornò ad essere del Supremo Tribunale.
La tendenza è che Battisti rimanga in Brasile, ma il problema è incontrare una condizione legale per questo. L’apice dell’imbroglio che decorre dalle cospirazioni della sinistra internazionale, in particolar modo la banda comandata dal truculento Fidel Castro non è solo nel futuro di Battisti, ma nelle difficoltà che il Brasile affronterà in futuro.
La prima badilata di calce sarà gettata sulla sulla richiesta del governo brasiliano di ottenere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove solo un voto contrario dei cinque membri permanenti (USA, Francia, Cina, Russia e Inghilterra) può abbattere qualunque risoluzione.
Inoltre, la permanenza di Battisti in Brasile può marcare il paese con lo status di paradiso dei criminali internazionali. E bene ricordare che in Brasile già trovarono rifugio Tommaso Buscetta, Ronald Bigs, Joseph Mengele e Juan Carlos Ramirez Abadía, tra i tanti.
Di contrappunto, è importante far risaltare che, per molto meno (ossia niente) il governo di Lula ha riconsegnato al governo cubano, senza diritto a nessun tipo di difesa, gli atleti cubani Guillermo Rigondeaux Ortiz e Erislandy Lara Zantaya.
Il crimine commesso dai due pugili, che giunsero in Brasile per partecipare ai Giochi Panamericani, fu di disertare in territorio brasiliano per sfuggire alla dittatura sanguinaria diretta dai fratelli Castro.