Prigionieri italiani dell'ARMIR
La strategia difensiva di Berlusconi sta dando i suoi frutti. Monta ormai l’indifferenza, se non l’insofferenza, sul caso Ruby tra la pubblica opinione. Sembra che la bufera stia diminuendo la sua virulenza e che anche i più coriacei avversari stiano rileggendo i fatti alla luce di chissà quale illuminazione divina o di vino e stiano in qualche modo riconsiderando strategie sul medio e lungo termine. L’ordine di scuderia è stato far passare la cosa come un’intollerabile intromissione nella privacy di un cittadino e di riprendere in modo non evidente il detto evangelico: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Tutto viene metabolizzato. Tutto obliato. Le pubbliche menzogne diventano verità incontrovertibili, le battute casi internazionali, una folta schiera di irriducibili para tutti i colpi di fioretto e sciabola che vengono portati, facendo scudo al capo col corpo e con la mente, sfidando il ridicolo, passando per fessacchiotti creduloni. Ma l’Italia non è la terra del “Tengo famiglia”, della famiglia prima di tutto? E a proposito della famiglia mi torna in mente quanto scritto da Monicelli: “La famiglia è ormai diventata la tana in cui ci si rifugia scappando da un mondo di egoismi e sopraffazioni. Ma è una tana che serve ad alimentare ancora di più questa reciproca ostilità, perché ormai tutti si fidano solo dei quattro o cinque familiari che hanno intorno. Tutto deve essere sacrificato alla famiglia: qualsiasi cosa, qualsiasi malefatta può essere giustificata se serve a proteggerla o a farla prosperare. Sono diventate dei piccoli rifugi di bestie feroci nelle quali nessuno può entrare. Da collante sociale si sono trasformate in elemento fondamentale di divisione e reciproca ostilità”. (Micromega) Ancora qualche giorno e l’abile comunicatore di Arcore riuscirà a spostare l’attenzione su altri scandali più o meno artatamente creati e si tornerà a discutere di case monegasche, di clienti di viados, dei pubblici vizi dell’opposizione e di qualche scandaletto delocalizzato in provincia, il tutto per épater le bourgeois, per mostrare al volgo che siamo tutti ugualmente colpevoli e quindi nessuno è colpevole. Si tornerà alle riforme urgenti: processo breve, legittimo impedimento, immunità, ecc. dimenticando quanto recita la Costituzione nel suo primo articolo: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.