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Dimissioni del papa - Jacques Le Goff: "è un atto di ritiro dal mondo moderno"

Creato il 14 febbraio 2013 da Gaetano61


Jacques Le Goff è uno storico francese esperto di storia medievale. Il giornalista Giampiero Martinotti di Repubblica lo ha intervistato sul caso delle dimissioni del papa. A me è sembrata un'analisi lucida sul significato storico del cristianesimo, sul papa, sul rapporto tra la Chiesa cattolica e il mondo, sulle ragioni che possono aver condotto Joseph Ratzinger a lasciare il pontificato. 
Di seguito il testo dell'intervista rilasciata da Jacques Le Goff a Giampiero Martinotti, pubblicatta su la Repubblica del 13 febbraio - dal sito www.finesettimana.org:
"""Professor Le Goff, la rinuncia del Papa fa pensare al trono vuoto: è un’immagine adeguata a riassumere il gesto del pontefice?

«Sì e no. Personalmente, non è un’immagine che mi tocca molto, ma è importante per una religione: fa vedere che anche se la religione non ha una testa umana da mostrare, c’è sempre il trono che simboleggia l’esistenza di un re nel cielo, Dio. Di conseguenza, il trono vuoto è il simbolo della continuità. È uno degli atout del cristianesimo, che ha sempre evitato le rotture e per cui l’unica rottura è stata l’incarnazione di Gesù. Ci possono essere crisi, svolte, catastrofi, ma il trono di Dio è sempre lì. Questa eterna associazione fra il cambiamento e la continuità, incarnata dal trono vuoto, è una delle virtù del cristianesimo».Come ha reagito alle dimissioni?«Non si tratta di dimissioni, perché le dimissioni vengono date davanti a un’assemblea davanti a cui si è responsabili. È un termine che riguarda le democrazie, non esiste per il Papa. Credo si debba ritornare alla parola abdicazione come per i monarchi».Perché lo ha fatto, secondo lei?«Lui dice che è per l’età e la fatica, ma fondamentalmente si ritira davanti al mondo moderno. Si sente incapace di padroneggiare questo mondo, di far sentire sufficientemente la voce del Dio dei cristiani e della Chiesa cattolica in questo mondo. Nel suo ritiro si compendiano la lucidità, la modestia, la speranza di permettere alla Chiesa di rimontare la china e di affrontare meglio il futuro».E adesso cosa succederà?«È la domanda più importante: cosa farà il conclave? Certo, non lo so, non sono cardinale, né ecclesiastico e nemmeno uno specialista della chiesa contemporanea. Come storico guardo al passato: non c’è mai stato un papa che si sia ritirato fra il XV secolo e oggi. Nel Medioevo ci sono stati due casi. Si parla soprattutto di Gregorio XII, papa nel periodo del Grande Scisma, che si può dire si sia dimesso davanti al concilio di Basilea: nel Medioevo c’era chi pensava che il concilio fosse superiore al papa. Prima ancora, nel 1294, c’è stato Celestino V, di cui parla Dante nella Divina Commedia come colui che fece “il gran rifiuto”. Malgrado le differenze molto grandi, c’è qualcosa di comune a Celestino V e a Benedetto XVI».A più di sette secoli di distanza vede una somiglianza fra i due casi?«Celestino V era un eremita tradizionale, Ratzinger un teologo tradizionale. Penso ci sia qualcosa di paragonabile. Celestino V pensava di essere incapace di guidare la Chiesa perché apparteneva profondamente al cristianesimo medievale tradizionale, quello dominato dal monachesimo, l’anacoretismo, mentre la cristianità si era profondamente modificata, aveva conosciuto uno sviluppo rurale e urbano considerevole e alla fine del Duecento era diventato un mondo nuovo. Vedo una rassomiglianza tra allora e questo inizio del XXI secolo. Mi vien da pensare a una cosa che come storico mi ha sempre colpito, anche se non sono credente: penso che una parte dell’Occidente abbia avuto fortuna ad avere come religione il cristianesimo».Come mai? Cosa c’è di così diverso dalle altre religioni?«Essenzialmente per due ragioni. La prima è che il cristianesimo distingue quel che appartiene a Dio e quel che appartiene a Cesare, non mescola religione e politica. La seconda ragione è che, nonostante i ritardi e le lentezze, nonostante la crisi che colpisce tutte le religioni, è sopravvissuto piuttosto bene, perché ha saputo adattarsi alle mutazioni profonde di questo mondo. E credo che in queste ore stiamo assistendo a uno di quegli avvenimenti plusirisecolari caratteristici del cristianesimo ».
Lei ha detto che Ratzinger si ritrae davanti alla modernità, eppure il teologo che veniva catalogato come reazionario se ne va con gesto moderno.«Era successa la stessa cosa con Celestino V: non si era mai visto niente del genere e per questo Dante ne parla. Ratzinger non rende omaggio alla modernità, perché al tempo stesso il suo gesto è un rifiuto della modernità: il papa che abdica se ne ritira».

"""

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COMMENTI (1)

Da mago pof. Silva
Inviato il 01 marzo a 20:46
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IL PAPA NON AVEVA PREVISTO GLI INSULTI CHE GLI HANNO AFFIBIATO SU TWITTER, MOLTI LO HANNO RIDICOLIZZATO. LUI DOVEVA SAPERE CHE TANTISSIMI STUDIOSI LO SMENTISCONO, FORSE NON SI RENDEVA CONTO DI ESSERE A CAPO DI UNA ISTITUZIONE DEFINITA DA TANTISSIMI SCIENZIATI MONDIALI POCO SERIA, FANTASIOSA, CON ARGOMENTI CAMPATI IN ARIA PROBABILMENTE RESOSI CONTO SU TWITTER DI NON POTER COMPETERE CON GENTE INTELLIGENTE, E ONDE EVITARE ALTRI INSULTI HA PREFERITO DIMETTERSI.