Quante corrispondenze scrivemmo sul coraggio e sul sacrificio dei dissidenti che rischiavano la galera o l’ospedale psichiatrico, non la perdita della macchina con l’autista, ricordi Paolo?Fa bene Vittorio Zucconi ha chiedere al suo amico Paolo Garimberti cosa aspetti a dimettersi da presidente della Rai invece di star lì ad assistere alla «decomposizione sistematica dell'azienda che presiede». Il punto è che queste dimissioni andrebbero chieste non solo a Garimberti, ma a tutti i nominati che occupano posizioni di potere in qualsiasi settore nevralgico dello Stato, a cominciare da tutti i parlamentari, deputati e senatori, delle opposizioni. Tutti dovrebbero dimettersi - e forse anche noi, dimetterci da italiani e diventare qualcos'altro, tedeschi, francesi, norvegesi, magiari, slovacchi, spagnoli, lettoni... Esiliarsi in patria, confinarsi, non dar loro più ascolto, lasciargli dire e fare tutto, accontentarli, dar loro ragione, sempre, come agli imbecilli, come ai malati, appunto.Però dopo, quando tutto sarà finito - perché un giorno finirà tutto questo, vero?* - ecco, non avere pietà. No, ricordarsi di tutto; diventare, ognuno di noi, un Simon Wiesenthal che stana e cattura tutti coloro che «hanno alimentato la malattia con la cieca adulazione» (Malvino, id.) mettendoli al muro della vergogna, dell'abominio, dello sputo. Affinché non si ripeta mai più questo scempio delle istituzioni, mai più.
*Avreste mai detto nel settembre 1989 che, nel novembre dello stesso anno, sarebbe "crollato" il muro di Berlino?