Dimitri Biasimov è quello che può essere definito un signore distinto. Canuto, magro e longilineo, sarebbe ancora più alto se la schiena non fosse un po’ ingobbita, probabilmente dai numerosi decenni passati chino su una scrivania. Sobriamente elegante e impeccabile nell’abbigliamento, predilige i colori smorti.
È un tipo molto abitudinario, Dimitri. Prende sempre il treno delle sette e dodici la mattina e quello delle diciassette e diciotto il pomeriggio. Da quanto tempo? Non lo so io, non lo sanno i miei compagni di viaggio con i quali occasionalmente scambio qualche parola, sicuramente da molto prima che iniziasse la mia avventura pendolare, ma non mi stupirei se fossero diversi decenni. Sale sulla seconda carrozza, verso la testa del treno, sceglie un posto nella parte centrale della carrozza, possibilmente evitando di avere altri viaggiatori seduti a fianco o di fronte, possibilmente sul lato destro, guardando nella direzione di marcia, per non avere il riflesso del sole. Si accomoda sul sedile dalla parte del finestrino e posa una consunta borsa di pelle sul sedile di fianco al suo, per scoraggiare eventuali viaggiatori a sedervisi. Prende dalla borsa un libro dalla copertina di tela marrone, con le pagine ingiallite e i caratteri piccolissimi, inforca un paio di occhialini e inizia a leggere. Continua a leggere fino all’arrivo, cercando di non distrarsi. Non tollera alcuna alterazione delle sue quotidiane abitudini e, se capita qualche evento a perturbare il suo viaggio, lo vedi subito che inizia ad agitarsi e a borbottare sottovoce. Un brontolio concitato e per niente amichevole.
Non sopporta il caldo dell’estate, il freddo dell’inverno, l’umidità dell’autunno, i pollini della primavera. Se mi chiedeste qual è la sua situazione metereologica ideale, avrei non poche difficoltà a rispondervi.
Non sopporta quelli che non pagano il biglietto: lui, in tutti gli ormai numerosi lustri di pendolarismo, non è mai stato neppure una volta fuori regola con l’abbonamento. Non sopporta le inutili discussioni che nascono quando il controllore li scopre: non avete pagato il biglietto? Pagate la multa e smettetela di discutere.
Non sopporta i ragazzetti chiassosi che vanno a scuola. Sono inutilmente confusionari, non fanno altro che spingersi e rimbalzare da un posto all’altro del vagone con quegli zaini ciondolanti.
Non sopporta quei due tizi sempre in giacca, cravatta, auricolare e occhiali da sole, anche se il sole non c’è: sono sempre alle prese con conversazioni telefoniche complicatissime che secondo loro sono di vitale importanza, vista la concentrazione e il piglio sicuro con cui le conducono, ma di cui a Dimitri non interessa la benché minima parte.
Non sopporta le signore ciarliere, quelle che passano il tempo del viaggio a discorrere delle prodezze dei propri figli, sicuramente degli adolescenti brufolosi come quelli che lo infastidiscono tanto, di ricette che trasudano grassi e colesterolo, di saldi e negozi convenienti.
Non sopporta il profumo intenso e dolciastro con cui si cospargono ogni mattina in modo smisuratamente esagerato e con cui infestano l’intero vagone.
Non sopporta in generale gli odori del vagone: le esalazioni umane di ogni tipo, particolarmente concentrate in estate, il tanfo insopportabile che ogni tanto proviene dalle toilette, gli aromi delle pietanze che qualche scellerato viaggiatore consuma durante il viaggio.
Non sopporta quelli che giocano a quegli inutili giochini sui cellulari e sui tablet, tenendo la suoneria a volume elevato, costringendo tutta la carrozza ad ascoltare quelle musichine sciocche e infantili.
Non sopporta quelli che mettono i piedi sul seggiolino di fronte, quelli che dormono con la bocca spalancata e russano pure, in generale non sopporta chi non mantiene, durante il viaggio, una postura e un atteggiamento composti e rispettosi, come fa lui.
Nel suo mondo ideale, vorrebbe avere ogni giorno uno scompartimento tutto per sé, o almeno, abbastanza vuoto da non dover vedere, né sentire, dal suo posto, nessun altro. Gli succede molto raramente, di solito deve condividere il viaggio con altre persone irrispettose, rumorose e maleducate. Perché lui non sopporta niente e nessuno che disturbi la sua lettura. Una situazione che, purtroppo per lui, invece, accade piuttosto di frequente. E allora il suo umore, tendenzialmente grigio anche in situazioni ottimali, s’incupisce, e inizia a borbottare, con un volume di borbottio proporzionale al livello di fastidio. È quasi divertente, vederlo da fuori: sembra uno di quei vecchi trattori con il motore scoppiettante che ogni tanto emette uno sbuffo.
Come oggi pomeriggio: a poche fermate dall’arrivo i due sedili di fronte al suo vengono occupati da due ragazze con i jeans tutti strappati, i capelli scompigliati, con ciocche di colori improbabili e i visi ornati da numerosi piercing. Quella seduta lungo il lato del corridoio mastica una gomma, roteando la mascella come un bovino al pascolo. A intervalli regolari produce con la gomma palloncini che riempie d’aria fino a farli scoppiare rumorosamente. Quella davanti a lui siede in modo scomposto, tiene le gambe sgraziatamente accavallate e ad un tratto, con la punta dello scarpone borchiato, sfiora la piega perfetta dei pantaloni di Dimitri. Già vistosamente infastidito dalla presenza per niente gradita, a questo punto il canuto pendolare inizia a borbottare. Capto frammenti delle sue lamentele “Ah questi giovani… ma l’educazione non gliela insegnano più… il rispetto per le persone anziane… se l’avessimo fatto noi, ai nostri tempi… io alla loro età…” e così via. Le due, invece, auricolari alle orecchie con musica a tutto volume, sguardo fisso sui rispettivi telefonini, non lo degnano della minima attenzione. Vedo che sta per perdere veramente la pazienza, il volume del borbottio aumenta, come una pentola sul fuoco che inizia a bollire. Chissà, oggi forse lo vedremo perdere le staffe! Ma per fortuna il treno inizia a rallentare, Dimitri si alza e sempre borbottando si avvia verso l’uscita. Anche per oggi il suo viaggio pendolare è terminato.