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Dimmi cosa c’entra l’uovo di Fabio Napoli

Creato il 26 novembre 2012 da Nasreen @SognandoLeggend

Fabio Napoli nasce il 4 aprile del 1986 a Roma, città dove continua a vivere e a lavorare. Se non piove si sposta sempre in bicicletta e con Dimmi che c’entra l’uovo è stato tra i finalisti della XXII edizione del PREMIO ITALO CALVINO, ottenendo anche un riconoscimento della giuria.

Il Corsaro Nero
Titolo: Dimmi cosa c’entra l’uovo  
Autore: Fabio Napoli
Serie: //
Edito da: Del Vecchio Editore (Collana: L’italiana)
Prezzo: 14,00 € 
Genere:  Narrativa contemporanea
Pagine: 168 p. 
Voto
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Dimmi cosa c’entra l’uovo di Fabio Napoli
  
Dimmi cosa c’entra l’uovo di Fabio Napoli
 
Dimmi cosa c’entra l’uovo di Fabio Napoli

Trama: In quarantotto dannatissime ore, Roberto Milano, giovane laureato, campione del contratto–a–tempo–determinato (o a nero), ciclista spericolato affetto da una psoriasi ansiogena, stacanovista per necessità e senza gloria, perde tre lavori: comparsa nei film porno, insegnante privato e pizza express. Gli rimane giusto un part time al bancone di uno squallido bar frequentato solo da pensionati. Quattro lavori con cui riusciva appena a pagare l’affitto e le bollette di una stanza a Roma
L’ultima speranza è riposta nel colloquio per un lavoro in un fast food.
L’illusione di un posto si infrange contro il test attitudinale: quale diavolo era la risposta giusta alla domanda sull’uovo? 
In preda a questo e ad altri interrogativi esistenziali, quando sembra non ci sia più scelta che quella di tornare a casa da mamma, Roberto incontra Marianna, spregiudicata, fresca, vitale, e con lei si mette a progettare una rapina in un bar.
Nasce La Banda dei Precari, e scatta la scintilla fra Roberto e Marianna. Una relazione soffocata dall’incombenza del denaro e dalle necessità, che non riesce a fermare il destino tragico che li aspetta dentro il fast food in cui stanno per fare la grande rapina, quella definitiva, dopo cui niente sarà più lo stesso.

Recensione
di Reading Mind

Ammetto in partenza di non essere una grande amante dei libri sui giovani precari. Non che io li snobbi, ma essendo anch’io una giovane precaria mi immedesimo fin troppo e finisco per deprimermi, quindi ho la tendenza a evitarli.

La sensazione che ho avuto quando mi è capitato questo libro tra le mani è stata proprio quella di lasciarlo perdere, ma non mi piace giudicare un libro solo dalla sinossi, per cui ho deciso di buttarmi e di leggerlo. E per fortuna ho finito per ricredermi, perché è stata una lettura molto simpatica e piacevole, soprattutto per lo stile di scrittura ironico e irriverente.

La storia narra le vicende del povero Roberto, laureato e alla ricerca di un modo per potersi pagare una stanza a Roma, sempre in bilico tra lavoretti in nero (tra cui anche l’attore porno) e sottopagati, a fare la spola con la sua fidata bicicletta da un posto all’altro, alla ricerca del colloquio che gli farà ottenere un agognato posto lavorativo decente. Penso che ci siano moltissimi giovani (me compresa) che si possono ritrovare perfettamente in questa descrizione. Tutto cambia quando Roberto incontra Marianna e, oltre a trovarla particolarmente carina, i due decidono di mettere su la Banda dei Precari e rapinare il bar dove lavora Roberto. Questo evento cambierà per sempre le loro vite e li porterà a un altro passo, ben più grave e pericoloso, che darà una svolta alle loro esistenze.

Devo dire che il libro mi è piaciuto molto. I personaggi sono ragazzi normali, alle prese con problemi che tutti noi possiamo capire e comprendere alla perfezione: ricerca di lavoro, frustrazione per la situazione attuale, rapporti di coppia poco chiari e sempre legati alle condizioni economiche, rabbia verso un sistema che non permette di costruirsi una vita. Il tutto condito con un cinismo disilluso e uno humour che mi ha strappato ben più di un (amaro) sorriso. Il metodo trovato da Roberto e dai suoi amici per sopravvivere è ovviamente sbagliato, ma è un esempio di quello a cui può portare una situazione economica esasperante come quella che stiamo vivendo.

Lo stile narrativo è perfetto per il libro: scritto in prima persona, il libro scorre con velocità, la storia si legge bene tutta d’un fiato ed è coinvolgente. La scrittura è divertente, disillusa, realistica e rispecchia in pieno la personalità di Roberto. Semplice e diretta, senza tanti giri di parole, senza inutili pensieri complicati. Uno stile fresco che riesce a raccontare una storia fin troppo comune.

In conclusione, posso dire che Dimmi cosa c’entra l’uovo è un libro che ho apprezzato sia per il modo un po’ fuori dagli schemi con cui affronta un tema di grande attualità (senza cadere nei sentimentalismi o nelle riflessioni troppo filosofiche) e sia per i personaggi estremamente realistici che popolano queste pagine. 


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