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Dimmi in che bagno vai e ti dirò in che Paese vivi!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Bevo parecchio al giorno e molte volte quando sono fuori ho bisogno del bagno. Ho sempre odiato i bagni pubblici per la loro sporcizia e odore di urina molto simile alla varechina che impesta l’ambiente angusto dei bagni pubblici, spesso senza finestra e con una pratica ventola che però è spesso malfunzionante.

Da grande frequentatrice dei bagni pubblici, non sto mica dicendo che la mia urina profumi ma ho sempre avuto l’educazione di non sporcare, ho notato un problema che è assai più grave della maleducazione umana: dal bagno pubblico è facile notare il gap tra uomo e donna presente nel nostro Paese. Badate che non sto parlando di quanto sporcano gli uomini e di quanto sporcano le donne (almeno qui la parità è stata raggiunta) ma veri e propri servizi pubblici che rivelano il profondo gap di genere presente nel nostro Paese.

Tempo addietro mi trovai in aeroporto per il check-in e assistetti ad una scena: un turista tedesco con in braccio un bimbo all’aeroporto si lamentava del fatto che per poter cambiare il pannolino al suo bambino doveva varcare il bagno delle donne cosa che per educazione non avrebbe mai fatto. Di lì a pochi minuti arriva una signora che prende il bambino e si propone di cambiarlo al posto suo.

Il turista ringraziò la gentilissima signora e le raccontò che in Germania esiste la “nursery” ossia una stanza che si trova accanto ai bagni pubblici ma  non ha sesso perchè non è presente alcun omino donna che sbarrerebbe l’ingresso al papà.

Questo deriva da un pensiero ancora comune nel nostro Paese: è la mamma che si deve occupare dei bambini, un antico retaggio che resiste solo in Italia, unico Paese occidentale che non è dotato di nursery. Infatti soltanto l’Auchan che è francese possiede nursery attrezzate come quelle degli altri Paesi, raramente presente in gran parte degli aeroporti e centri commerciali del nostro Paese (perfino quelli di nuova costruzione). Ma gli uomini italiani non si lamentano? o forse lasciano fare tutto alla mamma? e se si trovassero invece soli con il loro bambino?

Torniamo a noi. Se la mamma che deve occuparsi dei bebè, l’uomo deve occuparsi a prevenirli o alla parte ludica del rapporto sessuale (sopratutto con le sconosciute). Suona come una battuta, lo so, ma è la realtà quotidiana dal momento che i distributori di profilattici (e perfino di sex toys) sono presenti solo nel bagno degli uomini. Insomma: agli uomini il divertimento (e tutta la parte dedicata alla prevenzione di gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili), alle donne la maternità, siamo alle solite, le donne sono madri punto e basta!

Su l‘Espresso, un giornalista apre una discussione (che non ha avuto molto seguito e mi dispiace molto). Anche lui ha notato che nei bagni delle donne sulle autostrade mancano i distributori dei profilattici. In Italia i profilattici vengono trattati come i tampax: e’ l’uomo che possiede il pisello, quindi è lui che deve usarli. Ma è evidente che nella realtà non funziona così perché la prevenzione delle MST e delle gravidanze (che ovviamente sono le donne a maggior ragione che le rischiano) è compito e sopratutto DIRITTO di entrambi. Forse il nostro Paese non ha ben chiaro che uomini e donne non sono universi separati ma me scelte e le cose si fanno principalmente in due.

E’ triste che un Paese ritiene che la protezione da malattie sia un diritto e prerogativa soltanto maschile, ed è spesso vero che ancora si pensa così dal momento che ancora oggi l’Italia ostacola la diffusione del condom femminile (e di questo ne abbiamo parlato parecchio) come impaurito dalla possibile minaccia di promiscuità femminile che da questo ne può derivare.

E se una donna volesse avere rapporti sessuali e  lui s’è scordato il condom?

E’ ora che si sappia che nelle malattie sessualmente trasmissibili non c’è differenza di genere ma assoluta parità dal momento che anche le donne possono contrarle ed è diritto informarle e avvicinarle all’uso del condom anche per gestire liberamente la propria sessualità e non lasciare esclusivamente al maschio il ruolo attivo nella coppia.

La sessualità e la salute sono diritti anche femminili e questo Paese dovrebbe riconoscerceli. Quante famiglie insegnano alle proprie figlie adolescenti di essere belle, curate, in ordine e sexy ma non dà mai loro alcuna lezione di educazione sessuale? Tantissime come dire che alla femmina basta essere una preda appetibile e al divertimento e alla salute che ci pensi il maschio!

Detto questo, che vi aspettate in un Paese dove resiste ancora il retaggio secondo cui l’uomo che ha delle voglie e se le soddisfa viene considerato un figo mentre la donna che fa lo stesso viene considerata un’autentica zoccola? Come se ancora oggi fosse vivo il pensiero secondo cui la donna non dovrebbe soddisfare le sue voglie ma solo quelle del compagno e ovviamente diventare mamma e occuparsi di bambini e famiglia.

Ecco perché in Italia non è possibile ancora avere le macchinette dei condom e dei sex shop nei nostri bagni (tranne alcune eccezioni) e le nursery accessibili anche ai papà. E’ evidente che ancora oggi il condom viene considerato roba da usare solo con prostitute e la cura della prole compito solo della madre. Eccoci ancora all’atavica divisione tra mamme e prostitute, tra uomo e donna.

Ps: Un’altra arretratezza è quella per quanto concerne l’assenza dei distributori degli assorbenti igenici dai bagni femminili: quasi sempre nei bagni delle donne che paiono ad occhi di tutti più attrezzati, mancano i più elementari servizi igenici, quelli per quanto concerne la salute e la libertà, ne vogliamo parlare?



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