Dino Boffo rimosso dalla direzione di Tv2000

Creato il 14 febbraio 2014 da Digitalsat

Finisce dopo tre anni e mezzo la parabola di Dino Boffo alla guida di Tv2000, il network televisivo della Conferenza episcopale italiana. E non è una separazione consensuale: si tratta di un licenziamento, di una rimozione. Il Cda ha comunicato oggi a Boffo, in passato vittima del «metodo» che ha preso il suo nome quando nel settembre 2009 dovette lasciare la direzione di Avvenire dopo gli attacchi del Giornale di Vittorio Feltri, la risoluzione del contratto. Interpellato sulla questione, l'ormai ex direttore non ha voluto rilasciare commenti. «Non ho nulla da dire», ha risposto. Boffo, 61 anni, veneto, era direttore dell'emittente televisiva dei vescovi dal 18 ottobre 2010

«Il presidente della Società Rete Blu spa ha comunicato al direttore dott. Dino Boffo l'avvenuta risoluzione del suo rapporto di lavoro in qualità di Direttore di Rete di Rv200 e Radio in blu», si legge nell'algido comunicato della società Rete Blu che precisa: «l'avvicendamento di un direttore è un fatto fisiologico all'interno di qualsiasi realtà oggi, tanto più in una fase di repentini cambiamenti nella società e nella stessa Chiesa».

Come di prammatica, «al dott. Boffo - dice ancora la società della Cei - va la gratitudine sincera per quanto fatto con professionalità e dedizione per lunghi anni, anche dopo la tormentata vicenda del 2009, con l'augurio di valorizzare al meglio quanto compiuto». La proprietà di Tv2000 spiega anche che «a questo obiettivo è finalizzata la nomina del nuovo direttore». Intanto l'«interim» è stato affidato a monsignor Francesco Ceriotti, storico direttore dell'Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei. Il cdr della rete televisiva, però, esprime «sorpresa» per la risoluzione del contratto di Boffo, e il giornalisti di Tv2000 e di Radio in blu si dicono «certi che l'editore saprà individuare una soluzione idonea a tutelare l'intera realtà produttiva e lavorativa» e a «valorizzare la missione di un progetto editoriale unico nel panorama italiano».

La nomina di Boffo alla direzione di Tv2000 nell'ottobre 2010 era stato una sorta di riscatto per l'ex direttore di Avvenire, costretto a dimettersi l'anno prima in seguito alla pubblicazione sul Giornale di documenti riguardanti una sua presunta condanna per molestie, carte a proposito delle quali lo stesso Feltri aveva successivamente ritrattato la veridicità della ricostruzione.

Il trattamento a cui era stato sottoposto il direttore di Avvenire, uomo storicamente legato al presidente della Cei Camillo Ruini, era la conseguenze delle critiche da lui rivolte al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e ha da allora preso il nome di «metodo Boffo». Nella vicenda, tra l'altro, le indiscrezioni dell'epoca vedevano nell'origine delle accuse a Boffo anche la mano del segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, e del direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian, ipotesi però drasticamente smentite dalla Santa Sede, anche se poi ritornate in auge nella stagione Vatileaks, a inizio 2012, con la pubblicazione di lettere dello stesso Boffo a mons. Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI. Il ritorno in sella dell'ex direttore di Avvenire alla guida di Tv2000 aveva segnato una stagione di grande fermento per la rete, cresciuta ancora di più con l'arrivo di papa Francesco.

Boffo in questo anno ha trasformato la rete dei vescovi in una sorta di Tele-Papa, con lunghe dirette e approfondimenti, spesso con lo stesso direttore in studio, e anche con una sinergia istituita con «Canale 21», la tv dell'arcidiocesi di Buenos Aires. Una strategia che in termini di ascolti ha dato ragione a Boffo, che ha visto la sua rete proiettata - nei casi delle dirette del Papa - in posizioni Auditel fino ad allora impensate. Ora il cambiamento a Tv2000 arriva da una parte sull'onda del «terremoto» all'interno della Cei, ma anche di possibili progetti, ancora riservati, che vedono partecipazioni e collegamenti con realtà esterne alla Cei, verso le quali Boffo poteva essere ritenuto d'ostacolo. L'attuale direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, ha commentato con un ironico tweet: «hanno licenziato Boffo. Se vero, che metodo è?».


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