Sì.Ma cosa dire di Dio di illusioni?
Dio di illusioni è, secondo me, un romanzo non spiegabile. Non raccontabile.Certo, potrei dirvi che tratta di un gruppo di ragazzi del college che anche (o principalmente?) a causa dei loro studi arrivano a commettere dei delitti che portano poi le loro vite sull'orlo del baratro.Ma, anche dicendovi questo, vi riuscirei a incuriosire? Non credo.
Il fatto è che la forza e la potenza di Dio di illusioni sta nella magistrale scrittura dell'autrice, che imprigiona il lettore in un vortice dal quale non si vorrebbe più uscire, e nel contesto in cui questa storia si sviluppa.
I ragazzi protagonisti, infatti, vivono in una sorta di loro realtà parallela che, ben supportata da un professore tremendamente carismatico e affascinante, li estrania dal mondo in cui vivono realmente. Hanno pochi contatti con gli altri studenti, non guardano la tv né leggono i giornali... amano però il greco antico e rimangono imprigionati in storie scritte con caratteri strani, su libri antichi.
Quindi, per come la vedo io, Dio di illusioni è la storia di persone che si sentono fuori luogo, fuori contesto. Che preferirebbero altro. (e mi chiedo se sia un caso che la vittima sia in verità il più 'normale', che ha una ragazza 'normale', che ha problemi di applicazione, che non è una cima...)Ma vivono appunto un'illusione, perché alla fine non sono sicuro che riescano ad essere così 'diversi' dagli studenti normali.
Però è anche un libro che parla di fascinazione.Di bellezza.Anzi, di fascinazione per la bellezza.E proprio all'inizio, infatti, si chiedono: "E cos'è la bellezza?" "Terrore."E sarà il terrore, o una specie di terrore, quello che poi si impadronirà degli animi di questi ragazzi, che compiono azioni senza troppo rifletterci, ma che alla fine si ritrovano a doverci fare i conti. Come tutti.Perché infatti, si dirà verso la fine, Non c'è nulla di sbagliato nell'amore per la Bellezza; ma la Bellezza - se non è sposata a qualcosa di più profondo - è sempre superficiale.E sì, tutti loro cinque sono un po' superficiali, in fondo. Anche Richard, che forse è il più 'sano' del gruppo, è superficiale. Non è forse lui, quello monetariamente messo peggio, a lasciare tutto per seguire solo corsi di greco? E non lo fa in seguito a un impulso dettato dalla curiosità e dalla fascinazione per questo ellenista particolare?
Sì, forse il segreto sta tutto nel titolo.I ragazzi si inchinano a divinità finte, a cause che credono significative... ma sono solo illusioni. Ma poi... non sono illusioni tutte le nostre cause?Non lo so. Di certo, quando i protagonisti fanno un rito dionisiaco non lo fanno per fare danni, lo fanno perché ci credono, perché credono sia una cosa giusta da fare, una cosa bella. E tutto quello che ne consegue sembra innocente, puro. Non c'è vera colpa, in quell'atto. Nessuno di loro ne sentirà davvero il peso.Il problema è che bisogna sempre fare i conti col dopo. Perché ogni azione ha le sue conseguenze. Spesso nemmeno immaginate.
E, tornando più leggeri, la conseguenza dell'aver letto Donna Tartt è l'aver voglia di continuare a leggerla all'infinito, perché di stili come il suo se ne trovano assai pochi. E m'è pure venuta voglia di imparare il greco antico, non pago delle conseguenze che Richard & co. hanno subito nel libro.
E voi leggete... voi leggete Dio di illusioni.