Da bambino, al tempo in cui cercavano di insegnarmi il catechismo, avevo l’idea di Dio come di un dispositivo per le intercettazioni del pensiero. Ero convinto che ogni cosa che mi passasse per la mente lui potesse leggerla, decodificarla e giudicarla. In sostanza mi sentivo nudo e vulnerabile anche e soprattutto nell’unico dominio umano in cui siamo teoricamente irraggiungibili: la nostra immaginazione. Per sfidare questa insopportabile violazione divina della mia privacy mentale sfidavo Dio nel silenzio dei miei pensieri, capitava così che quando la catechista ci imponeva la preghiera io, nel recitare a mente l’Ave Maria, riempissi le pause tra i versi con turpi bestemmie, il mio turpiloquio silenzioso aveva lo scopo di mettere alla prova il sistema di ricezione di Dio. Il risultato di ciò è che mi saliva un’ansia formidabile, ma poiché Dio non mostrava segni di collera nei miei confronti, concludevo che la sua spycamera fosse temporaneamente fuori uso. Qualcosa di analogo si ripeté quando morì mio nonno. Qualcuno mi aveva spiegato che i morti abitano in mezzo a noi, che ci osservano. Così io vissi anni di completa mortificazione per paura che mio nonno potesse giudicare le mie azioni e rimanerne deluso.
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Dio è un dispositivo per le intercettazioni del pensiero
Creato il 26 settembre 2011 da AndreapomellaPotrebbero interessarti anche :