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Il colpo perfetto. Tutti i più grandi ladri della storia hanno una teoria personale sul colpo perfetto. La teoria più bella e sincera per Nicole è sempre stata quella del suo maestro. Per il maestro, detto “il fischio”, un colpo riesce pienamente quando semplicemente non ti arrestano. Per non farti arrestare devi riuscire al cento per cento in tutto quello che precisamente hai progettato nei minimi particolari. Ovviamente, alla base, ci deve essere un buon piano. Un colpo perfetto è, a detta del fischio, come una macchina che funziona. Dato il via, girata la chiave, schiacciato un bottone, ogni meccanismo al suo posto si muove all’unisono, creando un movimento che crea altro movimento, energia che si propaga e si trasforma. Un colpo perfetto è come l’amore. Non esiste. Se ti riesce è solo perchè hai avuto culo. Nicole ricorda bene il suo maestro. In un momento come questo, invece di liberare la mente e agire, Nicole si mette a pensare al fischio e all’ultima volta che hanno parlato. Attraverso una grata di vetro e due occhi rossi e stanchi. Ogni ruga del fischio conteneva un segreto inconfessabile. ” Tesoro bello, tu devi lasciare questo lavoro. Non è per te. Sei venuta qui per salutarmi e per sapere cosa ho sbagliato, cosa è successo, o magari il segreto del colpo perfetto. Ma come faccio a dirtelo. Io so solo quello che un colpo perfetto non è. Puoi scegliere le persone giuste, fidatissime, anche tuo fratello se vuoi. Puoi costruire un architettura infallibile e che solo tu conosci. Ma solo un piccolo, insignificante, contrattempo può generare la fine e la disfatta più completa. Quello che ti dico è che solo di una cosa sono sicuro. Quando da piccolo ho passato il confine dall’Italia alla Svizzera, nascosto sul seno di mia madre che fuggiva dai fascisti, ho guardato per un attimo il cielo. E io ne sono sicuro, Dio esiste l’ho visto e vive a Ginevra.”
Un colpo perfetto. Nicole, chiamata anche Eva, Corinne, Andrea, Mya, a seconda del colpo, si trova sul confine a due passi. Ha la valigetta. Il colpo è riuscito, in pieno. Peccato solo per un piccolo e insignificante particolare. Nicole ha sbagliato strada. I suoi compagni adesso la aspettano in quel punto preciso, studiato da giorni, dove una siepe di more rosse segna un confine immaginario. Accanto una stradina che porta ad un casolare. In quel casolare vi è una macchina con cassa da morto già pronta per il trasloco del materiale. Tutto perfetto, tutto preciso, una macchina. Peccato solo che Nicole ha sbagliato strada e ora non vede nessun cespuglio di more. Per di più ha anche forato. Ferma al bordo di una strada deserta di montagna Nicole inizia a preoccuparsi che il colpo stia saltando. Una sfortuna sfacciata. Una macchina si avvicina. Nicole sente il suo cuore pulsare velocemente e adesso deve pensare, deve pensare, deve agire. Ma un groppo allo stomaco blocca qualsiasi cosa. E’ una macchina della polizia. La macchina si ferma dietro la sua macchina e i due agenti scendono e le vanno incontro. Nicole spera di trovarsi in un incubo. Ma si pizzica e non si sveglia. I due agenti le chiedono se ha bisogno di aiuto. Nicole sfodera un agiatezza e una sicurezza che spera nasconda la sua ansia. Ma le mani tremano e la voce è fioca. I due agenti sembrano insospettirsi e le chiedono da dove viene, dove sta andando soprattutto alle sei di mattina. Nicole abbozza qualche scusa con perfetto accento italo-francese mentre il cellulare di uno dei due agenti squilla in macchina. Nicole percepisce qualcosa di fortemente negativo, si alza un vento gelido e delle nuvole scure iniziano a coprire il cielo. Il confine è lì a due passi. Uno degli agenti si dirige verso la macchina e risponde al telefono, l’altro più giovane, le sorride malizioso. Nicole con lentezza si avvicina alla porta posteriore e la apre prendendo la borsa e la valigetta, cercando di intrattenere il giovane e ingenuo agente che non ascolta la telefonata all’interno della macchina molto più interessante. ” Ho capito, la fermo subito e la porto in questura.” Nicole ha la valigetta in mano e pensa solo ad una cosa. Al colpo perfetto. Alla sfortuna. Al piccolo particolare che le è sfuggito per la riuscita del piano. Il nome della strada sbagliata, ora ricorda. Mentre Rico le spiegava dove girare al bivio tra via del terrapieno e via Vittorio Emanuele, lei pensò che Vittorio Emanuele era il nome di un ex che l’aveva fregata di brutto.
Così Nicole corre, con quel pensiero, un errore imperdonabile. Il confine è lì a due passi e Nicole ora corre e non pensa più a niente, neanche alle grida dell’agente che la insegue. L’altro, quello giovane è a terra, colpito in pieno dalla valigetta in metallo. Il confine è lì. Non pensa e non sente. Gli spari la sfiorano. Ciò che vede a ridosso del confine è una nuvola in cielo. Ha le sembianze di un vecchio signore che si appoggia ad un bambino dal volto sorridente. Si, pensa, Dio esiste e vive in Svizzera.
*Il titolo è veramente apparso su un articolo del City.