Dal precedente problema circa le ‘essenze’ nascono anche alcuni problemi ‘teologici’: qual è il rapporto tra Dio e ‘questo’ essere?
(Non ci si illuda: in queste ‘visioni’ [sic!] non ne esistono ‘altri’!)
1) Poiché, se Dio è l’essere stesso (come SPESSISSIMO [=sempre?] nelle varie ‘Scolastiche’), non si può non essere panteisti e le religioni/filosofie dell’estremo oriente hanno ragione loro…
se, invece, Dio non è l’essere, allora c’è qualcosa di cui Dio è costituito secondo una particolare ‘essenza/forma’, ma così Dio stesso diventa un ‘ente’!
Non meno problematico sarebbe anche il rapporto tra ‘essere’ e Geist: cosa serebbe, infatti, questo “spirito” di cui la Filosofia tedesca moderna ha riempito il mondo? …In fondo mettendolo al posto dell’essere ‘classico’?
2) La questione peggiora se si consideri come il Dio biblico si mostri radicalmente diverso (avverso?) a quello greco-scolastico-moderno.
Mosè per potersi rapportare con lui gli chiede ‘il nome’: l’’essenza’ propria di ‘dio’ che egli percepisce -infatti- non basta a se stessa!
D’altra parte il ‘dio’ di Aristotele, quello di Spinoza o Leibniz, quello di Hegel(!) …e Marx o Nietzsche, come già intuì –inascoltato- Pascal non è il “Dio di Abramo”!
3) Allo stesso tempo, però, neppure quello di S. Tommaso (ed altri) nelle sue ‘vie’…
Non è possibile -infatti- arrivare al Dio di Abramo (Gesù Cristo) attraverso ‘vie’ che prescindano dal suo ‘nome’;
non è possibile arrivare al Dio di Abramo semplicemente con l’apposizione di una ‘etichetta’ a «ciò che chiamiamo Dio»!
…si tratterebbe, infatti, di una ‘essenza’… che solo in modo ARBITRARIO decidiamo di “chiamare” in un ‘certo’ modo.
Le strade dell’apologia sono chiuse dalla loro stessa ‘origine’ poiché è il linguaggio che somministrano ed impongono a ‘chiudere’ e forzare l’orizzonte sia espressivo che delle ‘conclusioni’ possibili.