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Diogene e la lanterna

Creato il 02 dicembre 2013 da Tabulerase

diogene paolo lentiUn  vecchio,  in pieno giorno, gira per la città con una lanterna accesa. Si  ferma. Guarda a destra, a sinistra e nel vuoto  di un cielo sporco di smog, infine,  per terra,  anche  tra i rifiuti.

Sarà uno squilibrato o un contestatore. Sarà il solito imbecille in cerca di una telecamera consueta alle banalità per farsi riprendere  con la sua originale trovata, o sarà un burlone imbottito di buon umore?. Mi avvicino e quasi per sfotterlo, domando : cosa cerchi? Lui si dà una lisciata ai baffi con tutte e due le mani e mi dice: spostati, ti sei posto tra me  e il sole e mi fai ombra. Mi vien da ridere e insisto: che  cosa cerchi, posso aiutarti. Cerco l’uomo, mi risponde  e  mi volta le spalle. Un sospetto mi annebbia la testa e  gli grido : nun vedi quanti omini ci sono in mezzo a sta via? Si volta e con sguardo truce mi fulmina con queste parole: quelli che vedi  sono esseri ingannati o ingannatori.

L’uomo che  invano cerco si chiama verità.  La lanterna mi sfiora il naso e sparisce  la nebbia dal mio cervello. Ti  riconosco, oh filosofo cinico e pezzente che d’ una botte facesti la tua casa.  Sorride  Diogene e mi sussurra: sono scappato dall’ade  e il demoscopico Piepoli mi ha arruolato per sondaggiare l’italica gente tra quanti son veritieri e quanti menzogneri . Oh Diogene,  proprio qua in mezzo alla via  vorresti sondaggiare?  Vieni, ti accompagno  sul monte detto Citorio e   da lì potrai vedere tutto il materiale umano  necessario per la tua indagine.

Non c’è bisogno di salire su quel monte, là c’è la gente che questa gente (che popolo si chiama) ha incaricato di rappresentare la nazione.

Siete tutti sulla stessa barca ingannati e ingannatori. Questa è bella,  mo la colpa è tutta del popolo ? gli rispondo e  lui di botto: colpa si , perché non sa  scegliere tra una formica e una cicala. Grilli e cicale  sanno cantare e sanno ammaliare, mentre le formiche  pensano solo a riempire i granai per il benessere della società. E il grillo strilla e pensa che la ragione  sia nel tono della voce che sa dire solo cazzate che piacciono agli incazzati e tutto finisce là.  La lanterna ad un tratto si spegne. E mo come fai al buio, gli dico ironicamente, e a distinguere  chi vota le formiche e chi le cicale?  Storce il naso sopra i baffi e mi risponde:  costoro si dividono in tre fazioni.

In prima fila ci stanno gli arrabbiati a buon ragione, che non sopportano più le trascuranze ,gli scandali e il malgoverno. In seconda fila ci sono  gli ignoranti  che si bevono facilmente  la bava  grillina  e pensano di fare la rivoluzione.  In terza fila  ci sono gli astuti , quelli che  vorrebbero salire  sul carro del vincitore e andare dritto dritto  al parlamento o dove  ci son scanni del potere.

Nell’aria si espande un ronzio,  e lui mi dice :  si sente e non si vede questo ronzio. Scommetto che  sono in giro i ronziani. Mi vien da starnutire ed io che ho una certa simpatia per Matteo, mi  lamento:  non vorresti  mica mischiare,come dicono al sud, erva e lavuru?(traduco: erbaccia  e germogli di grano) Diogene  accende nuovamente  lo stoppino della lanterna.

Libera un profondo sospiro e sentenzia: era partito bene , ma ora sta facendo un’ inversione a U. Sta diventando populista  e , a volte, canta come le cicale. Sulla ministra  di nessun reato accusata,  s’è accodato al grillame, alle russastre e ai nichiliani per farsi notare diverso nel suo partito. Se torna indietro con i problemi seri del paese può riguadagnar fiducia  e rispetto.

Il trotto d’un cavallo ben sellato ci distoglie dal nostro ragionare. Non c’è in groppa nemmeno un fantino e sembra tutto disorientato. Cosa sarà successo a questa bestia ardita, gli domando e lui  con un sorriso sornione  mi risponde:  il cavallo ha disarcionato il cavaliere e il suo piccolo angelo è scappato via, gli è rimasto a soccorrerlo  un gruppo fitto fitto di piccoli brunetti  e  di pie donne devote di Santaquè.  Ora ti lascio e vado a finire il mio lavoro.  E quando muove il passo per andare via, gli domando: che dici che un uomo  in questa italica terra lo troverai?  Rimane un attimo pensoso e poi mi risponde:  debbo salire sul colle,  sono certo che  là  un uomo ci sarà.


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