La riforma del Ministro Elsa Fornero è legge dal 18 luglio scorso. Approvata dalla Camera con 393 voti favorevoli, 74 no e 46 astenuti, ha immediatamente scatenato molte polemiche, soprattutto perché è stata approvata in un periodo particolarmente difficile per l’Italia, alle prese con i gravi problemi economici e riguardanti il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori.
A tal proposito le critiche più accese, anche da parte del sindacato del lavoro, si sono incentrate sul fenomeno degli esodati, vera e propria nuova “categoria” di lavoratori che sono usciti dal mercato del lavoro senza aver maturato i requisiti per accedere al trattamento pensionistico, specie in conseguenza dell’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Si tratta di tutti quei lavoratori che, prossimi alla pensione, hanno scelto di lasciare il lavoro dietro la corresponsione da parte della propria azienda di una buonuscita-ponte, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Sebbene sia diventata una pratica aziendale piuttosto diffusa nell’imprenditoria italiana, per cercare di far quadrare i conti, questa soluzione ha dato origine ad una situazione altamente critica.
Il problema fondamentale che attanaglia questa fascia di persone è esploso con la definizione della riforma previdenziale che ha cancellato la pensione di anzianità, limitando la possibilità di uscita anticipata rispetto al momento del trattamento di vecchiaia. In pratica lo spostamento in avanti dell’età pensionistica, in alcuni casi anche di 5-6 anni, fa sì che molti lavoratori si ritrovino senza stipendio, in quanto hanno lasciato il lavoro, e allo stesso tempo anche senza assegno pensionistico, perché non ne hanno ancora maturato il diritto.
Da questi presupposti è nata l’esigenza, anche da parte del sindacato del lavoro, di salvaguardare questi soggetti, scendendo in piazza per difendere i diritti dei lavoratori e di tutti gli esodati, senza vincoli numerici di sorta. Il primo risultato è stato il riconoscimento, da parte del Governo, di 65 mila soggetti da tutelare, il la cui la maturazione dei requisiti avverrà secondo le vecchie regole, a fronte dei 330 mila ex lavoratori individuati dall’Inps.