Diritti donne, passa legge alla Camera
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Per i diritti delle donne in Italia c’è ancora molto da fare, è assodato. Tra femminicidi in preoccupante incremento, quote rosa e il femminismo a tratti insopportabile della Boldrini, qualche dato certo c’è.
Secondo una indagine Istat, oltre la metà delle donne che lascia il lavoro perché in gravidanza, non lo fa per libera scelta ma per obbligo. Inutile ricordare che una delle modalità per forzare la donna in tal direzione è la lettera delle dimissioni in bianco, che può essere rispolverata arbitrariamente dal datore di lavoro.
I contenuti della legge 188 del 2007 (poi abrogata dal governo Berlusconi) sono stati negli scorsi giorni ripristinati e il nuovo testo di legge, approvato alla Camera incassando 301 sì, 101 no e 21 astenuti, passa ora al Senato.
Questi passi avanti sono necessari: è ora che in Italia vengano adottate delle serie politiche di inclusione e di sostegno alla famiglia. Non è facile, in Italia, diventare madri se si ha un lavoro, perché lo Stato non aiuta(va?).
Marisa Nicchi di Sel, nel suo intervento in aula per la nuova legge, ha pronunciato queste parole: “Oggi è un giorno in cui il parlamento, di fronte a un evidente conflitto, attraverso un confronto democratico libero, aperto, ha scelto di stare dalla parte di chi ha meno potere (…) Perché le donne italiane vogliono lavorare e decidere di mettere al mondo i figli. Vogliono lavorare a modo loro, con tempi umani, e vogliono prendersi cura del vivere.”
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