LENIN SPAZZINO.
Una concezione del diritto che deve essere essenzialmente rinnovatrice. Essa non può essere trovata, integralmente, in nessuna dottrina preesistente. Se ogni Stato tende a creare e a mantenere un certo tipo di civiltà e di cittadino (e quindi di connivenza e di rapporti individuali), tende a far sparire certi costumi e attitudini e a diffonderne altri, il diritto sarà lo strumento per questo fine (accanto alla scuola ed altre istituzioni ed attività) e deve essere elaborato affinché sia conforme al fine, sia massimamente efficace e produttivo di risultati positivi. La concezione del diritto dovrà essere liberata da ogni residuo di trascendenza e di assoluto, praticamente di ogni fanatismo moralistico, tuttavia mi pare non possa partire dal punto di vista che lo Stato non ”punisce” (se questo termine è ridotto al suo significato umano) ma lotta solo contro la ”pericolosità” sociale. In realtà lo Stato deve essere concepito come ”educatore” in quanto tende appunto a creare un nuovo tipo o livello di civiltà. Per il fatto che si opera essenzialmente sulle forze economiche, che si riorganizza e si sviluppa l’apparato di produzione economica, che si innova la struttura, non deve trarsi la conseguenza che i fatti di soprastruttura debbano abbandonarsi a se stessi, al loro sviluppo spontaneo, a una germinazione casuale e sporadica.(Meditazione sulla riflessione di Antonio Gramsci sul potere).
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PER QUESTO NACQUE LENIN
Conobbi un operaio.
Analfabeta.
Non masticava
neppure il sale dell’alfabeto.
Ma egli aveva sentito
parlare Lenin,
ed egli
sapeva tutto!
Ascoltai
il racconto
di un contadino della Siberia.
Espropriarono,
difesero con le baionette,
e, come un paradiso,
si divisero il villaggio.
Essi non avevano letto
e ascoltato Lenin,
ma erano
dei leninisti.
Vidi montagne:
su esse non cresce neppure un arbusto.
Soltanto
le nuvole
cadevano
sulle rocce.
Ed a cento verste,
sull’unico colle,
i cenci
luccicavano
del simbolo di Lenin.
Dicono:
questi sono ornamenti.
Le ragazze
li mettono
per civetteria.
Non è uno spillo infisso
con quel distintivo
il cuore brucia la camicia,
pieno d’amor per Ilic.
Ciò
non si può
spiegare con gli uncini
della teologia slava,
e non è dio
che a lui
ordinò : sii l’eletto!
Con passo umano,
con braccia operaie,
con la propria testa
egli percorse
questo cammino.
-VLADIMIR MAJAKOVSKIJ-
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