The rule is: it's a shark if it walks out of the water and bites a cop. If they're just swimming around, we call them fish.Ci sono regole nel giornalismo che vanno rispettate. Regole di discrezione, per non spaventare, per non infastidire, per ottenere altre informazioni. E vari altri codici e sottocodici. Poi c'è la regola della verità. Pochi film come Diritto di cronaca (1981, tit. or. Absence Of Malice) di Sidney Pollack affrontano direttamente e con coraggio questo problema radicale nel dire le cose. Perché le parole rimandano magari ai fatti, ma i fatti vanno accertati e le parole commisurate alla realtà.
Megan Carter (Sally Field) scopre per caso di una storia riguardo a un certo Michael Gallagher (Paul Newman), che sarebbe stato implicato in una sparizione o in un omicidio anni prima. L'uomo ha tutti i precedenti per finire in un'inchiesta, per via di una famiglia dai trascorsi e dai presenti per nulla limpidi, e la pubblicazione improvvisa di quest'indagine sconvolge un intero mondo implicato in una storia vecchia che, in quanto tale, non interessa più a nessuno, ma aiuta a riorganizzare il nuovo potere politico, giudiziario e malavitoso. In un susseguirsi di storie e controstorie, una donna viene coinvolta nel tritacarne spaventoso che la stampa offre alle forze in lotta tra di loro e gli equilibri vengono meno.
In Diritto di Cronaca, Sidney Pollack lascia molte posizioni ambigue e la storia si sfilaccia in personaggi e sottotracce dai percorsi tortuosi, dagli interessi a prima (e a seconda) vista poco decifrabili. Lascia stupefatti la sola idea che questi uomini e queste donne possano essere interessati alla verità.
O, per lo meno: stupisce che questo interesse per la verità sia più che uno scrupolo personale. I fatti - di cui si danno in pasto al pubblico le parole - sono fatti che riguardano i protagonisti e che hanno una ricaduta scandalistica sul pubblico dei lettori. Titoli e notizie segnano una distanza tra chi agisce e chi legge e il giornalista, Meg, nel caso specifico, funge da perno che squaderna il mondo, non che lo ricompone. Sally Field è amabile, ma il suo personaggio è quello di una reporter intelligente e capace, ma insensibile e troppo presa da se stesso, un pessimo esempio. Non per nulla è lei che dà la regola di condotta con cui ho aperto questo pezzo, la regola per cui i nomi guidano all'interpretazioni e a un prevedibile comportamento. Ma è anche Meg, consapevole di distinguo amarissimi, che, di un fatto che si leggerà l'indomani sui giornali, dice che non è true, e tuttavia è accurate. L'esattezza per distogliere l'attenzione da ciò che, in ogni caso, non può essere raccontato.





