Giovedì 2 luglio 2015
RAI AUDITORIUM SICILIA
V.le Strasburgo, 19 • Palermo
8.30 Registrazione partecipanti
9.00
Il rinnovamento della presa in carico parte dalla centralità della persona:
verso le buone prassi
Moderatori: Giorgio Serio, Pino Porrello
La psichiatria Raffaele Barone
La filosofia Augusto Cavadi
L’etica Rosa Buzzi Foti
Il diritto Pietro Manzella
I diritti Domenico Milazzo
Il welfare Giuseppe Notarstefano
L’università Alberto Firenze
La scuola Patrizia Fasulo
Lo sport Aldo Radicello
11.00 Coffee Break
11.30
Consapevolezza del progetto individualizzato di vita e criticità nella realizzazione,
esperienze a confronto
Moderatore Salvatore Cusimano
Partecipano gli enti, le associazioni e le agenzie territoriali che operano
nel mondo delle disabilità
Dibattito per la Proposta:
Verificabilità del progetto di vita e necessità dell’Autority del Garante Nazionale
12.30
Comitato organizzatore D.Giliberti • G.Sampieri • T.Lima • L.Cottone • V.Guarino • D. Jurcic
La persona con disabilità è titolare di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali
appartenenti al vigente diritto internazionale, nonché alle costituzioni democratiche.
Ogni persona quindi deve essere messa nelle condizioni di prendere, in modo autonomo
o con autodeterminazione, le decisioni che riguardano la condizione della propria
esistenza, ossia deve avere la possibilità di portare avanti per quanto possibile
(relativamente al grado di disabilità e di consapevolezza di se stesso) il proprio progetto di vita.
Una società che promuove questo diritto nella prassi quotidiana, non solo è estranea alla logica
dell’assistenzialismo e della emergenza, ma, attraverso politiche ed interventi ad hoc, è capace di
porsi nella prospettiva della costruzione di opportunità che partendo dalla storia di ciascun
individuo, è in grado di aprirsi a scenari rispettosi delle differenze di ciascuno.
Questo evento vuole anticipare nella tematica il “Meeting Forum per la Disabilità” che
si svolgerà a Caltanissetta presso il CEFPAS dal 14 al 16 settembre 2015 e al contempo
promuove un viaggio attraverso la Disabilità, mondo poliedrico cui ci si deve avvicinare
a mente aperta se vogliamo produrre un reale avanzamento culturale di sistema,
orientando le riflessioni verso nuove forme di differente diversità che vedono al centro
la dignità della persona per eccellenza.
Parlare di centralità della persona vuol dire innanzitutto avere per la persona un’attenzione
speciale ed il senso della custodia del più debole.
La domanda fondamentale che dobbiamo porci quando confrontiamo la società e come
funzionano le persone con ID, in rapporto all’etica e al senso di giustizia, è: “Che cosa è capace di
fare e chi è in grado di essere?”. In altre parole è necessario considerare ogni persona come un
fine o un valore, interrogandoci non tanto su un benessere totale o medio ma a proposito delle
opportunità disponibili per ciascuno, delle possibilità di scelta e quindi di autodeterminazione.
Al di là della retorica dell’handicap che sollecita sostanzialmente dei sentimenti di
buonismo assistenziale e di accudimento, filosofie ben lontane dall’idea della dignità della
persona fragile che invece deve essere accompagnata sostanzialmente verso l’età adulta
attraverso un processo di crescita.
Si vuole valorizzare essenzialmente il concetto di progetto individualizzato di vita secondo
articolo 14 della L. 328/2000, che si attiva a partire dal progetto terapeutico riabilitativo abilitativo,
dove la riabilitazione tutta costituisce uno dei tanti strumenti individualizzati per la crescita
evolutiva che si modifica con l’età e le competenze della persona accanto a strumenti di inclusione
sociale e lavorativa, strumenti di facilitazione, ritagliati sull’assessment della persona sulle sue
aree deboli e sui punti di forza.
Strumenti e azioni devono essere istituzionalmente orientati verso la valorizzazione della persona
e della famiglia che ne respira la crescita e se dotata di buona sostenibilità
costituisce il vero motore di crescita.
Il processo di rinnovamento dell’identità della persona fragile che cresce e diventa adulta e più
competente verso una possibile autodeterminazione vive anche di altre necessità:
la formazione degli operatori che devono acquisire non solo maggiori competenze
scientifiche ma anche la consapevolezza di un ruolo diverso – dal ruolo di tecnici detentori del
sapere terapeutico e dai quali magicamente dipende la “possibilità di guarigione e miglioramento
evolutivo della persona fragile” si passa al tecnico che deve acquisire la capacità di interagire con
la famiglia ed i caregivers del quotidiano per costruire insieme il progetto di vita.
Vanno pensati lo spazio, i luoghi di espressione, gli strumenti di facilitazione, quelli di inclusione e
di coinvolgimento attivo in ambienti sociali.
Integrare competenze scientifiche, etica, politica, diritto e giustizia vuol dire creare
qualità di vita per tutti.