La poesia che mi è interessato di più approfondire l’ho vissuta a volte come un processo di disambiguazione in cui le speranze di successo, e lo si deve sapere a monte, sono quasi nulle. Un po’ come la traduzione, che recentemente sentivo essere definita come quella cosa impossibile che tuttavia si può fare, anche la poesia è quella cosa impossibile che fa fallire ogni esito malgrado esista. Se non mi sbaglio era Villa che diceva che l’esito sta nel transito. E darsi al transito come minimo richiede di recedere dalla tentazione di assumere una qualsiasi postura che mortifichi il divenire di quello che si è, pure che sia la postura la sola cosa che ci faccia esistere agli occhi di chi vede solo le forme. Con il significato secondo del bianco ho tentato di provare che tutte le meccaniche di disambiguazione che la poesia intraprende, almeno nel mio caso, sono vere solo se in un’ultima analisi falliscono.
di seguito il sesto e il settimo passo de il significato secondo del bianco, mancano i tre conclusivi
qui i passi precedenti e alcuni frammenti audio da Piccole estensioni
