Magazine Cultura

Disaster review

Creato il 16 settembre 2012 da Albertocapece

Disaster reviewLicia Satirico per il Simplicissimus

Le diseguaglianze colpiscono anche i fenomeni atmosferici. Che si tratti, come oggi scrive il Simplicissimus, di un processo collettivo di rimozione o di un fastidio crescente per eventi incompatibili col pareggio di bilancio in Costituzione, resta il fatto che non tutte le alluvioni sono uguali. La considerazione mediatica della tempesta va di pari passo con quella politica: dell’alluvione che ha colpito Lipari, causando danni per oltre dieci milioni di euro, le testate giornalistiche nazionali hanno iniziato a parlare con oltre 24 ore di ritardo e solo dopo la dilagante diffusione sui social network delle immagini del disastro. L’assenza di morti o feriti ha contribuito ad alimentare il disinteresse iniziale verso un evento lontano, marginale, quasi innocuo: è la sindrome da alluvione minore, endemica nell’Italia insulare ma assai contagiosa in tempi di austerity.

Il tempo gira intorno a se stesso, negli stessi luoghi e con le stesse cadenze: il 25 ottobre 2007 un’alluvione colpisce il paese di Giampilieri, alle porte di Messina, provocando danni materiali ingenti. Il fatto passa anche allora sotto silenzio. Al sollievo fatalistico per la mancanza di vittime si aggiunge quello colpevole degli amministratori, inerti e inetti. Nulla si fa e nulla si pensa per la messa in sicurezza di un territorio friabile, devastato dalla speculazione edilizia. Il resto è noto: il primo ottobre del 2009 un’altra bomba d’acqua colpisce con violenza inaudita la zona sud di Messina, trasformandola in una tomba di fango. Giungono allora i media, copiosi morbosi ossequiosi e bertolasici. Il gran capo della Protezione Civile piazza negli alberghi migliaia di sfollati e comincia a parlare di new town, anticipando l’incubo del terremoto dell’Aquila. Come in un racconto di Carver, un Raffaele Lombardo insolitamente chic si fa fotografare sorridente tra le macerie.

Il bilancio reale della tragedia del 2009 non è mai stato colto sino in fondo: trentuno morti con corpo, sei senza corpo, senza esequie, senza requie. Sei morti assenti che gridano il loro silenzio con prepotenza ogni volta che torna la pioggia, che torna l’autunno, che torna l’angoscia. Dopo i solenni funerali di Stato con scroscianti applausi ai feretri siamo ripiombati nella sindrome da alluvione minore: lo Stato latita dietro i tagli alla spesa pubblica, i sacrifici necessari e l’insofferenza verso antieconomiche calamità, la Regione – sull’orlo della bancarotta – ha stanziato solo una parte dei fondi necessari alla ricostruzione. Lo scorso anno nessun rappresentante dell’esecutivo è stato presente alla commemorazione. Vari generi di silenzio hanno cancellato un sacco di gente: tutta gente che poteva essere salvata, che – incosciente o in buona fede – ha votato per anni i responsabili dello scempio edilizio di una montagna vendicativa.

A tre anni dall’alluvione restano un processo per disastro colposo e una sirena. Non è una sirena mitologica: è una singolare sirena antipioggia, unico rimedio immediato messo a punto dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca per invitare la popolazione a fuggire (ma dove?) in caso di allarme meteo.
Turba, più di tutto, il silenzio dei vivi: un silenzio recidivo, se si deve dare un senso al ritardo inaccettabile con cui l’alluvione nelle Eolie è diventata di dominio pubblico. Ma qui, nella terra delle sirene antipioggia, la ragione si smarrisce: esistono ancora le baraccopoli del terremoto del 1908 ma non ci sono più i treni a lunga percorrenza, esiste da decenni la pericolosa chimera del ponte ma mancano le infrastrutture elementari, esistono le calamità naturali e quelle innaturali.
A Lipari, tra le altre cose, la pioggia ha devastato una scuola, che inizierà l’anno scolastico diruta ma coi tablet del ministero. La scuola di Lipari è il simbolo del momento storico che stiamo attraversando: circondati dal superfluo, siamo rimasti ingegnosamente privi del necessario. Incapaci di prevedere o di ricostruire, ci affidiamo muti alla sorte sperando di essere risparmiati: è la raining review.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines