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Disastro ambientale a Porto Torres: articolo a cura di Paola Rizzu

Creato il 16 gennaio 2011 da Viadellebelledonne

Disastro ambientale a Porto Torres: articolo a cura di Paola Rizzu

 

Sognando un sottosviluppo sostenibile
di Paola Rizzu

“Se esiste una parola per dire i sentimenti dei Sardi nei millenni di isolamento tra nuraghe e bronzetti forse è felicità. Passavamo sulla terra leggeri come acqua, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia tra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenti verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta” .

Rubo le parole di Sergio Atzeni, rubate da altri prima di me, perché niente è capace di raccontare meglio quello “che era” . Poi arrivarono i Savoia a disboscare le foreste, l’Unità d’Italia e la costruzione della ferrovia, la guerra, la ricostruzione e la lotta alla malaria; il piano di rinascita che allontanò dalle terre migliaia di braccia, per avvicinarle alla sicurezza del posto fisso e all’inquinamento della chimica; la costruzione della 131 (che autostrada non è, e che ci vogliono comunque delle ore per percorrere i 200 chilometri che dividono il nord dal sud dell’Isola) necessaria alle fabbriche; la svendita dei terreni della costa Smeralda; la costruzione dei paradisi di plastica che i sardi osservano elemosinando assunzioni stagionali. Poi la chimica iniziò a raccontare i suoi errori e a lasciare in eredità inquinamento, tumori, leucemie, disoccupazione, alcolismo, disgregazione e alienazione e terreni infertili. E allora si inventarono l’eolico selvaggio e i certificati verdi, utili a chiunque tranne che al nostro paesaggio; il più grande poligono d’Europa, Quirra, e presto – se i piani dell’Eni andranno a buon fine – il più grande deposito di idrocarburi d’Europa. E che dire delle centrali Nucleari ? Un tempo la chimica a PortoTorres dava occupazione a 16.000 persone, il catrame nelle spiagge lo sopportavamo, nostre madri avevano sempre la trielina pronta per rimediare alle macchie sugli asciugamani; con gli scarti del pvc che tappezzavano le spiagge facevamo collanine e mosaici con la vinavil. Ora i lavoratori sono poco più di 1.000 (su una popolazione di 22.000 abitanti sono 6.500 gli assegni sociali e 7.000 i disoccupati) . L’area occupata, in larga misura da bonificare, è di circa 1.500 ettari.

Con questi numeri l’ultimo disastro assume contorni ancora più foschi. Al territorio resta la rabbia e la desolazione.
Alcuni di noi però accarezzano una speranza, che si faccia strada sempre di più il sogno di ritornare a quello “che era”, la terra e le nostre ricchezze naturali .
Riusciremo a contagiare il nostro sogno ?

Paola AnarKiss (Paola Rizzu)

Sassari, 14 gennaio 2011

 

Sotto le fotografie di Paola Rizzu del disastro ambientale  il giorno dopo lo sversamento in mare di diecimila litri di combustibile dai serbatoi della centrale di Fiumesanto a porto Torres.

Disastro ambientale a Porto Torres: articolo a cura di Paola Rizzu

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