Oggi parliamo di alcuni paesi che non ci sono più, “grazie” alla stupidità e all’avidità umana, al desiderio di snaturare la natura e ferirla, per le famigerate “2P”: profitto e progresso, che tanti danni continuano a causare. Il 9 ottobre infatti è l’anniversario del disastro del Vajont. La storia di queste comunità in provincia di Belluno, venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont. L’opera provocò la frana del monte Toc nel lago artificiale. L’onda prodotta dallo schianto della montagna sull’acqua, spazzò via cinque paesi tra cui i borghi di Longarone, una parte di Erto e di Casso, e circa 1910 vite umane. (nella foto in evidenza, scritte sui muri di Erto Vecchia, tratta dal blog Latitanze )
Disastro del Vajont: furono spazzate via quasi duemila vite
Oggi i paesini sono stati in parte ricostruiti, e la popolazione vuole guardare avanti. Questo non significa voler dimenticare però. Questa sera per esempio, la tv nazionale dedica una serie di programmi proprio per ricordare il disastro del Vajont: su Rai 2, a mezzanotte, andrà in onda lo spettacolo di Marco Paolini ”Vajont – Storia di una tragedia annunciata” : un’orazione civile assieme a un pubblico formato da superstiti, parenti e amici delle vittime colpite dalla catastrofe del 9 ottobre 1963.
Ma il miglior modo per ricordare e rendersi conto, come al solito, è indossando scarpe comode, preparare lo zaino e andare sul posto. Lo hanno fatto per esempio gli amici di Life In Travel, con un bel fotoreportage sul Vajont on line oggi. Belle foto e consigli su sentieri e percorsi da due esperti della zona.
Per le strade di Erto Vecchia (fonte foto: web)
La diga del Vajont oggi è monumento nazionale. Si trova a Erto, proprio uno dei paesi che furono spazzati via, e poi ricostruiti. Il borgo, assieme ad altri sul territorio, fa parte del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane.
A memoria della tragedia del Vajont, è stato allestito negli anni seguenti il museo del Vajont, che si trova nel Centro Visite del Parco.
La visita è costituita da diverse sezioni: la prima, intitolata “Vajont Immagini e Memorie” che espone foto d’epoca che ricordano e documentano gli usi e costumi della gente del luogo, prima del disastro.
La seconda sezione “Uno spazio della memoria” ricostruisce e descrive, con pannelli, plastici, documenti e tabelle, tutta la progettazione di quel maledetto bacino.
Molto bella è la sala multimediale, con documentari, video e filmati dell’epoca.
Se vi piace camminare, dal 2007 inoltre è stato aperto al pubblico il coronamento della diga (i primi venti metri si possono percorrere. L’organizzazione delle visite è affidata al Parco Naturale delle Dolomiti Friulane.
Il coronamento della diga del Vajont
Ma naturalmente siete nelle Dolomiti: qui ci sono molti sentieri da scoprire, sia per chi ama trekking a piedi o in mountain bike.
Recarsi sul posto, vedere con i propri occhi lo scenario della frana del Monte Toc e la valle sottostante sarà dura.
Qui ricordi e memorie sono ovunque: è un viaggio difficile, emozionante, coinvolgente.
Ecco tutte le informazioni per visitare il Centro Visite del Parco e il Museo sul disastro del Vajont: