La morte dell’ex presidente polacco Lech Kaczynski, scomparso il 10 aprile 2010 nel tragico schianto del suo Tupolev a Smolensk (Russia) dove si stava recando per rendere omaggio agli ufficiali polacchi uccisi dai russi a Katyn nel 1940, continua ad essere un nervo scoperto per la Polonia. Non bastassero le mai sopite polemiche tra il governo del premier liberale Donald Tusk e l’ex premier Jaroslaw Kaczynski, gemello di Lech e leader del partito nazionalista Legge e Giustizia, a proposito delle presunte responsabilità del governo nel disastro, a rendere il clima di Varsavia bollente ci si è messa anche la stampa: l’autorevole quotidiano Rzeczpospolita ha oggi rivelato che alcuni esperti, nominati dal governo polacco per prendere parte agli esami sui resti dell’aereo, avrebbero inviato ai vertici militari e allo stesso Primo Ministro un rapporto riservato relativo alla presenza di esplosivo su alcuni rottami del Tupolev.
L’ipotesi di un attentato è bastata per riaprire una ferita mai chiusa: il partito di Jaroslaw Kaczynski ha subito rispolverato la teoria del complotto ordito da Tusk (di cui sono state chieste le dimissioni) e dall’Ue per sbarazzarsi di un pericoloso avversario antieuropeista, qual era stato Lech Kaczynski durante la sua presidenza. Dopo una giornata di tensione alle stelle, in serata è arrivato il colpo di scena: il Procuratore militare della Polonia, Ireneus Szelag, ha convocato una conferenza stampa per annunciare che “nessuna traccia di esplosivo è stata trovata” su ciò che resta dell’aereo. Le microscopiche tracce di tritolo e nitroglicerina, che avevano fatto pensare ad una bomba piazzata a bordo, secondo Szelag sarebbero in realtà presenti su numerosi altri elementi chimici, e per questo non costuitirebbero alcuna prova della presenza a bordo del Tupolev di un ordigno esplosivo. E in serata, è giunta anche la rettifica del quotidiano, che con una nota sul proprio sito web si è scusato con i lettori per l’errore commesso.
Ma la vicenda non è affatto chiarita, anzi resta avvolta nel mistero: perchè è stato inviato un rapporto riservato ai vertici militari e politici della nazione, se gli elementi reperiti non erano riconducibili ad un’ipotesi di attentato? Lo scoop di Rzeczpospolita, vero o falso che sia, arriva pochi giorni dopo il suicidio di uno dei membri dell’equipaggio dello Yakovlev-40 che atterrò a Smolensk pochi minuti prima del disastro: nel proprio rapporto del comandante si legge di un’errata collocazione di un radio-faro rispetto allora dove la mappa in dotazione al suo jet indicava.
Sulla tragedia di Smolensk, costata la morte a 96 persone, restano molti dubbi: sebbene l’inchiesta congiunta russo-polacca abbia stabilito che all’origine del disastro ci fu un errore dei piloti, nella fase di indagine sono emersi aspetti che riferiscono di gravi mancanze amminstrative e nella manutenzione dell’aereo: carenze che, assieme alle avverse condizioni meteo nella zona, sarebbero state le concause del disastro.
Approfondimenti
Cosa è successo a Smolensk?
Il Punto n.43 del 22 ottobre 2010