Qualche tempo fa, ho sentito in radio (Non chiedete ad un sardo di dire “qualche tempo fa sentii” perchè va contro la nostra tradizione grammaticale) un sociopedagogopsicoqualcosa che spiegava l’importanza nel rapporto genitori/figli di avere un dialogo più profondo rispetto al semplice “cosa hai fatto oggi”.
Il sociopedagogopsicoqualcosa spiegava che tra una domanda e l’altra, sarebbe importante chiedere ai propri figli anche il loro stato d’animo relativamente al racconto specifico. Questo per insinuare in loro la necessità di capire il prossimo, di avvicinare le persone e di essere un sostegno nelle situazioni difficili.
E’ da un pò di tempo che mi esercito. Tra una domanda e l’altra cerco di stimolare la Nanetta a raccontarmi il suo stato d’animo.
I risultati sono esilaranti. In primo luogo perchè la Nana difficilmente ha fatto suo il concetto di “cosa hai mangiato ieri a pranzo?” con l’incognita su quali siano le sue perplessità, se il concetto di “ieri” o il concetto di “pranzo”.
La sera Papàsino, dedica una mezz’oretta a Filippo. La Nana lo segue felice. Proprio da Filippo, luogo dove si è accresciuta del 40% la cultura degli italiani, che la Nana cerca di raccontare a Papàsino la sua quotidianità. Le sue gioie e i suoi dolori. La sua Follia!
“Cosa hai fatto oggi?”
“Ho fatto i capicci!” abbassa lo sguardo
“Non si devono fare i capricci tesoro”
“Ho fatto i capicci!” continua a guardare basso
“…”
“Ho fatto che non va bene!” sorride
“Cosa non va bene?”
“Non va bene…”
“…”
“mmm il tuo naso!”
“Ehm… e poi”
“Poi sono andata a fare un pick-ik”
“Quando, oggi? Eri felice?”
“…”
“…”
“Successo qualcosa che non va bene!” scuote la testa
“Cosa amore?”
“Tu sei un guffo?”
“…”
“Io sono una foca!”
“Amore tutto bene?”
“Si.”
“…”
“Tu sei il mio papà?”
“Si tesoro.”
“Mamma è la mia mamma?”
“Si.”
“Io scionno una focca?”
“No amore, sei la nostra bimba”
“…”
“…”
“PAPA’ GUADDAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA UN CONIGLIO SUL TETTO!!!!!”
“O.° l’arte rende pazzi o i pazzi sono artisti?!”
“GUADDAAAAAAAAAAAAAAA PAPA’!!!”