Discorso all'autunno

Da Lucas

Stavo pensando all'autunno. Volevoparlarci, oggi, dirgli: – Ascolta, perché non la smetti direndermi infelice raccontando la gioia che c'è nel morire? Perchénon pensi ai cazzi tuoi, invece di continuamente mettermi davanti iltuo tripudio di colori per farmi sentire un muso pallido e insicuro,tremebondo, indeciso e dannatamente pavido? Credi che non possa farealtrettanto anche io, che sono parte come te della natura, dirappresentare lo struggimento che c'è nelle cose che hanno fine?Bella forza fare il simpatico sapendo che tutti gli anni che Diomette in terra tu ritorni in queste latitudini, a comporre i tuoiquadri impressionisti. Ma a me non fai punta impressione, sai, io cisono abituato, oramai puoi soltanto colpire i polli d'allevamento cheabitano ahiloro le città senza campagna intorno, che stanno chiusida mane a sera negli stabilimenti o negli uffici e conoscononient'altro che il giallino orina delle pareti, il bianco dei neon eil grigio dell'asfalto. Io ti conosco, vorresti spingermi a imitarti,ma io non cado in questo tranello. Aspetto l'inverno, ch'è molto piùsaggio e pacato e meno rompicoglioni. Lo so, l'inverno è menogeneroso e più freddino, ma sapessi come sono belli gli amori quandonascono in quelle settimane. Tu non puoi capire, d'altronde vivi percadere, per spogliare, per ingannare. L'inverno è scheletro esostanza pura, senza travestimenti. No, non ti adirare. Ti vogliobene lo stesso, anzi. Sei tu che mi hai insegnato a desiderare e aleggere. Sei tu che mi predisponi. Ma non per questo sei il centrodei miei pensieri, non più almeno. E la carezza di sole che mi doniverso fine pomeriggio la intendo solo come una cordiale stretta dimano, non vado oltre con le aspirazioni. Tu che di me sei la parteche più mi contraddistingue, voglio adesso lasciarti riposare,andare in letargo, regalarmi un tango argentino e un po' di mateinsieme al mio amico e mentore Julio Cortázar
Toccola tua bocca, con un dito tocco l'orlo della tua bocca, la stodisegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima voltala tua bocca si schiudesse, e mi basta chudere gli occhi per disfaretutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca chedesidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, unabocca scelta fra tutte, con sovrana libertà scelta da me perdissegnarla con la mia mano sul tuo volto, e che per un caso che noncerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorridesotto quella che la mia mano ti disegna.*
Vedi,Autunno, com'è facile costruire rappresentazioni? Due piccolepennellate e via, mica tutto quello spreco multicolore che ticaratterizza. Non hai il dono della sintesi, e forse è un bene così. Ogni fine ha bisogno di un fuoco d'artificio, di una festa, di una castagnata in piazza. La luce chiara che insiste al crepuscolo è solo un falso amico: davanti a te c'è il buio e ogni minuto in meno ruba l'oro e l'incenso delle tue foglie sparse a terra.Julio Cortázar, Rayuela, Buenos Aires 1966, (trad. italiana a cura di Flaviarosa Nicoletti Rossini, Il gioco del mondo, Einaudi, Torino 1969)

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