Col Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
Assalamu ‘alaykum
La Lode appartiene a Dio, il Signore dei mondi, e la preghiera e il saluto sia sul nostro maestro Muhammad, sulla sua pura Famiglia ed i suoi prescelti Compagni, e su coloro che li seguono fino al Giorno del Giudizio.
Disse Iddio il Saggio: “A coloro che sono stati aggrediti è data l’autorizzazione di difendersi, perché certamente sono stati oppressi e, in verità, Allah ha la potenza di soccorrerli; a coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro case, solo perché dicevano: “Allah è il nostro Signore”. Se Allah non respingesse gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinagoghe e moschee nei quali il Nome di Allah è spesso menzionato. Allah verrà in aiuto di coloro che sostengono la Sua religione. In verità, Allah è forte e possente”. (Sura al-Hajj, 39-40)
Diamo il benvenuto ai cari ospiti e a tutti i cari presenti. Tra tutti gli argomenti che meritano di essere discussi dalla élite religiosa e politica del mondo islamico, la questione della Palestina ricopre un’importanza speciale. La Palestina è la prima fra le molteplici questioni in comune tra tutti i paesi islamici. Questa questione possiede caratteristiche uniche.
La prima caratteristica è che un paese islamico è stato sottratto al suo popolo, è stata occupato ed è stato consegnato a stranieri radunati dai paesi più disparati, che hanno così formato una società falsa ed artificiale.
La seconda caratteristica è che questo evento, senza precedenti nella storia, è stato accompagnato costantemente da assassini, crimini, oppressione e umiliazione.
La terza caratteristica è che l’originaria Qiblah (direzione verso cui i musulmani si rivolgono per la Preghiera rituale, n.d.t.) dei musulmani e molti altri centri sacri che si trovano in questo paese sono minacciati dalla distruzione, dall’offesa e dal sacrilegio.
La quarta caratteristica è che quel falso governo e società, collocati nel punto più sensibile del mondo islamico, dall’inizio fino ad oggi hanno svolto il ruolo di base militare, di sicurezza e politica per i governi dell’Arroganza (Istikhbar). L’asse del colonialismo occidentale – che per diversi motivi si è opposto all’unità, allo sviluppo ed al progresso dei paesi islamici – li ha sempre usati come un pugnale da conficcare nel cuore della Ummah islamica.
La quinta caratteristica è che il sionismo – che costituisce una grande minaccia etica, politica ed economica per la comunità umana – ha usato questo luogo come strumento e trampolino di lancio per diffondere la sua influenza e dominio nel mondo.
Si potrebbero includere anche altre caratteristiche, come le alte perdite umane e materiali finora pagate dai paesi islamici; i problemi creati ai popoli ed ai governi musulmani; la sofferenza di milioni di profughi palestinesi, che per la maggior parte vivono ancora nei campi profughi dopo ben sessanta anni; l’interruzione della storia di uno degli importanti centri della civiltà nel mondo islamico.
Oggi può essere aggiunto un altro punto chiave a queste caratteristiche ed è costituito dal Risveglio Islamico che ha investito l’intera regione ed ha aperto un nuovo e determinante capitolo nella storia della Ummah islamica. Questo grande movimento – che indubbiamente può portare alla creazione di una potente, avanzata e coerente alleanza islamica in questa importante zona del globo, e mettere fine all’era di arretratezza, debolezza e umiliazione delle nazioni musulmane, affidandosi alla grazia divina ed alla ferma determinazione dei seguaci di questo movimento – ha tratto un’importante porzione della sua forza e coraggio dalla questione della Palestina.
La crescente oppressione ed arroganza del regime sionista e la complicità di alcuni governanti autocrati, corrotti e mercenari da una parte, ed il sollevamento della resistenza esemplare dei palestinesi e dei libanesi e le loro miracolose vittorie nelle guerre dei 33 giorni in Libano e dei 22 giorni a Gaza dall’altro lato, sono tra gli importanti fattori che hanno reso tempestoso l’oceano apparentemente calmo dei popoli di Egitto, Tunisia, Libia e di altri paesi della regione.
E’ un fatto, che il regime sionista, armato fino ai denti e che si riteneva invincibile, ha subito una decisiva ed umiliante sconfitta in Libano in una guerra impari contro il pugno chiuso dei credenti e coraggiosi combattenti (mujahidin). Successivamente ha sfoderato nuovamente la sua spada non più tagliente contro la resistenza ferrea dell’oppressa popolazione di Gaza, fallendo.
Seria attenzione deve essere riposta a questi punti quando si analizzano le condizioni correnti della regione, e la pertinenza di ogni decisione deve essere valutata alla luce di tutto ciò.
E’ quindi corretto dire che oggi la questione della Palestina riscuote maggiore importanza e priorità, e che il popolo della Palestina – nelle attuali condizioni della regione – ha il diritto di attendersi di più dai paesi musulmani.
Diamo uno sguardo al passato ed al presente e tracciamo una “Road Map” per il futuro. Toccherò alcune questioni al riguardo.
Sono trascorsi più di sei decenni dalla tragica occupazione della Palestina. Tutte le principali cause di questa sanguinosa tragedia sono state identificate e il governo colonialista inglese ne è la causa maggiore. Il potere politico, militare, economico, culturale, della sicurezza e delle armi del governo inglese e degli altri arroganti governi occidentali e orientali venne messo al servizio di questa grande oppressione. Sotto le grinfie degli occupanti senza pietà, il popolo indifeso della Palestina è stato massacrato ed espulso dalle proprie case. Fino ad oggi neanche l’un per cento della tragedia umana e civile – che è stata condotta a quel tempo dai pretesi portatori di civiltà ed etica – è stato appropriatamente presentato, e questa tragedia non ha il suo giusto spazio né nei media né nella cinematografia. I proprietari dei media e della cinematografia e la mafia dei film occidentali non hanno permesso che questo avvenisse. Un’intera nazione è stata massacrata e resa profuga nel silenzio.
Alcune posizioni di Resistenza emersero all’inizio, ma vennero soppresse in maniera dura e spietata. Dal di fuori dei confini della Palestina, e principalmente dall’Egitto, un numero di persone con ideali islamici realizzarono degli sforzi che non vennero sufficientemente supportati e che non hanno influenzato la scena.
Dopodichè fu il turno delle guerre classiche e su larga scala tra alcuni paesi arabi e l’esercito sionista. Egitto, Siria e Giordania mobilitarono le proprie forze militari, ma l’incondizionato, massiccio e crescente supporto finanziario e militare di USA, Gran Bretagna e Francia al regime sionista portò alla sconfitta degli eserciti arabi. Essi non solo fallirono nel sostenere la nazione palestinese, ma durante queste guerre persero anche una parte importante dei propri territori.
Dopo che si palesò la debolezza dei governi arabi limitrofi alla Palestina, si formarono gradualmente, sotto forma di gruppi armati palestinesi, cellule di Resistenza organizzata, e poco dopo la loro unione sfociò nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Era una scintilla di speranza che brillò, ma non durò a lungo. Questo fallimento può essere attribuito a vari fattori, ma quello essenziale era la loro separazione dalla popolazione e dal suo credo e fede nell’Islam. L’ideologia di sinistra o i meri sentimenti nazionalisti non erano ciò che richiedeva la questione complessa e difficoltosa della Palestina. Islam, Jihad e martirio sono i fattori che avrebbero potuto incoraggiare un’intera nazione ad entrare nell’alveo della Resistenza e trasformarla in una forza invincibile. Essi non lo compresero. Durante i primi mesi successivi alla vittoria della grande Rivoluzione Islamica, quando i capi dell’OLP avevano trovato un nuovo spirito e visitavano Tehran ripetutamente, chiesi ad uno dei pilastri dell’organizzazione: “Perchè non innalzate la bandiera dell’Islam per guidare la vostra giusta lotta?” La sua risposta fu che vi erano anche dei cristiani tra loro. Successivamente questa persona venne assassinata dai sionisti in un paese arabo e prego Iddio Altissimo di avere misericordia di lui. Ma il suo ragionamento era carente ed incompleto. Io credo che un credente cristiano che combatta al fianco di un gruppo di mujahidin pronti al sacrificio – che compiono il Jihad sinceramente con fede in Dio, nel Giorno del Giudizio e nel sostegno divino – sarà più motivato nel combattere di un cristiano che deve lottare al fianco di un gruppo di persone prive di fede, che si affidano a sentimenti instabili e mancano del supporto leale del popolo.
La mancanza di una salda fede e la separazione dalla gente li ha resi gradualmente neutrali e inefficaci. Ovviamente tra loro vi erano persone nobili, motivate e di valore, ma l’organizzazione intraprese un corso differente. La sua deviazione ha danneggiato gli interessi della Palestina. Come certi governi arabi traditori, hanno voltato le spalle all’ideale della Resistenza, che è l’unica via di salvezza della Palestina. E in realtà non hanno danneggiato soltanto la Palestina, ma anche loro stessi. Come scrisse un poeta arabo cristiano:
“Se perderete la Palestina, la vostra vita sarà solo un lungo dolore”
Trentadue anni di vita miserevoli sono trascorsi in questo modo, ma all’improvviso la mano potente di Dio cambiò la situazione. La vittoria della Rivoluzione Islamica dell’Iran nel 1979 mutò completamente le condizioni della regione ed aprì una nuova pagina. Tra gli sbalorditivi effetti globali di questa Rivoluzione e i colpi inferti ai progetti dell’Arroganza, quello al governo sionista fu chiaro e immediato. Le dichiarazioni dei dirigenti di quel regime durante quei giorni sono interessanti da leggere e mostrano quanto fossero afflitti e angosciati. Durante le prime settimane dopo la vittoria, l’ambasciata israeliana a Tehran venne chiusa e il personale espulso. La sede diplomatica venne ufficialmente concessa all’OLP, i cui rappresentanti sono lì ancora oggi. Il nostro grande Imam (Khomeyni, n.d.t.) affermò che uno degli obiettivi della Rivoluzione era liberare la Palestina e rimuovere il tumore cancerogeno, Israele. Le potenti onde di questa Rivoluzione, che a quel tempo si diffondevano in tutto il mondo, trasmisero questo messaggio ovunque giunsero: “La Palestina deve essere liberata”. Anche i ripetuti e grandi problemi che i nemici della Rivoluzione imposero all’Iran Islamico fallirono nello scoraggiare la Repubblica Islamica dal difendere la Palestina. Un esempio dei problemi causati fu la guerra di otto anni imposta all’Iran da Saddam Hussein, il quale era stato aizzato dagli USA e dall’Inghilterra e supportato dai governi arabi reazionari.
Quindi nuovo sangue venne iniettato nella vene della Palestina. Gruppi combattenti (mujahidin) iniziarono ad emergere. La Resistenza libanese costituì un nuovo e potente fronte di lotta contro il nemico ed i suoi sostenitori. Invece di affidarsi ai governi arabi e cercare l’aiuto delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, complici delle potenze arroganti, la Palestina iniziò a porre fiducia in sé stessa, nei suoi giovani, nella sua profonda fede islamica e nei suoi uomini e donne pronti al sacrificio. Questa è la chiave di tutti i successi!
Negli ultimi tre decenni si è visto questo fronte crescere quotidianamente. L’umiliante sconfitta del regime sionista in Libano nel 2006, il cuocente fallimento dell’arrogante esercito sionista a Gaza nel 2008, la fuga del regime sionista dal sud del Libano e il ritiro da Gaza, la formazione di un governo resistente a Gaza e, in breve, la trasformazione della nazione palestinese da un gruppo di persone prive di speranza e aiuto in una nazione fiduciosa, speranzosa e resistente: sono queste le caratteristiche eminenti degli ultimi trenta anni.
Questo specchio generale verrà rischiarato qualora i tentativi di compromesso e tradimento – il cui obiettivo è di fiaccare la Resistenza e ottenere il riconoscimento di Israele da parte dei gruppi palestinesi e dei governi arabi – verranno riflessi nel modo appropriato.
Questa tendenza, iniziata con gli accordi di Camp David dal traditore e indegno successore di Gamal Abdul Nasser, ha sempre avuto come obiettivo quello di corrodere l’inflessibile determinazione delle forze della Resistenza. Fu durante gli accordi di Camp David che per la prima volta un governo arabo riconosceva ufficialmente che le terre palestinesi appartenevano ai sionisti e venne firmato un documento secondo il quale la Palestina veniva riconosciuta come patria dei giudei.
Da allora fino agli accordi di Oslo nel 1993, e poi con gli accordi aggiuntivi – che vennero imposti uno dopo l’altro ai gruppi collaborazionisti e passivi palestinesi con l’intervento americano e la cooperazione dei governi colonialisti europei –, il nemico fece del suo meglio per scoraggiare la nazione palestinese e i gruppi palestinesi dal resistere, attraverso l’utilizzo di vuote e ingannevoli promesse e tenendoli occupati tramite i ‘giochi’ della politica. L’inutilità di tutti questi accordi venne rivelata molto presto, ed inoltre i sionisti ed i loro sostenitori mostrarono ripetutamente che li consideravano come pezzi di carta privi di valore. L’obiettivo di questi piani era quello di instillare il dubbio tra i palestinesi, rendere ingorde le persone prive di fede e materialiste e frenare la Resistenza islamica.
Lo spirito della Resistenza tra i gruppi islamici palestinesi e il popolo palestinese è stato l’antidoto a tutti questi trucchi traditori. Essi si sollevarono contro il nemico con il permesso di Dio e beneficiarono dell’assistenza divina: “Allah verrà in aiuto a coloro che sostengono [la Sua religione]. In verità, Allah è Forte e Possente” (Sura al-Hajj, 40). La Resistenza di Gaza, nonostante l’assedio totale, è stata un esempio dell’aiuto divino. Il crollo del governo corrotto e traditore di Hosni Mubarak è stato un aiuto divino. L’emergere di un’onda potente di Risveglio Islamico nella regione è un aiuto divino. La rimozione della maschera di ipocrisia dal volto dell’America, dell’Inghilterra e della Francia e l’aumento dell’odio delle nazioni della regione verso questi paesi è un aiuto divino. I ripetuti e innumerevoli problemi del regime sionista – da quelli politici, economici e sociali interni all’isolamento internazionale e l’odio diffuso, e persino il boicottaggio delle sue università in Europa, sono tutti segni dell’aiuto divino.
Oggi più che mai il regime sionista è odiato, indebolito e isolato, e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti d’America, è più impantanato e smarrito di sempre.
La storia della Palestina negli ultimi sessanta anni è oggi dinnanzi ai nostri occhi. E’ necessario delineare il futuro considerando questa storia e traendo lezioni da essa.
Due punti devono essere inizialmente chiariti. Il primo punto è che il nostro obiettivo è la liberazione dell’intera Palestina, non di una sua parte. Ogni piano che punta a dividere la Palestina è totalmente inaccettabile. L’idea dei due Stati, camuffata ad arte con l’abito del “riconoscimento del governo palestinese come membro delle Nazioni Unite”, non è altro che accettare la volontà dei sionisti – ovvero riconoscere il regime sionista sulle terre palestinesi. Questo significa calpestare i diritti della nazione palestinese, ignorare il diritto storico dei suoi profughi e minacciare inoltre il diritto dei palestinesi residenti nelle terre occupate nel 1948. Significa lasciare intatto il tumore cancerogeno e esporre l’Ummah Islamica – specialmente le nazioni della regione – ad un pericolo costante. Significa la ripetizione di decenni di sofferenze e calpestare il sangue dei martiri.
Ogni soluzione deve essere basata sul principio: “tutta la Palestina per tutto il popolo palestinese”. La Palestina è la terra che si estende dal fiume al mare, non un centimetro in più, né un centimetro in meno. Proprio come a Gaza, ogni terra palestinese che verrà liberata dovrà essere amministrata da un governo palestinese indipendente, ma non bisogna mai ovviamente dimenticare quale è l’obiettivo finale.
Il secondo punto è che per raggiungere questo nobile obiettivo, ciò che è necessario è l’azione, non le parole. Bisogna essere seri, non limitarsi a gesti da palcoscenico. E’ necessario avere pazienza e saggezza, non intraprendere azioni affrettate. E’ necessario considerare l’ampio orizzonte e muoversi verso di esso, passo dopo passo, con determinazione, speranza e affidandosi a Dio. Ogni governo, ogni nazione musulmana e ogni gruppo della Resistenza, in Palestina, in Libano e negli altri paesi, può trovare il proprio ruolo e parte in questa lotta collettiva e il proprio posto nello scacchiere della Resistenza, con il permesso di Dio.
La soluzione che propone la Repubblica Islamica dell’Iran per risolvere la questione della Palestina e per rimarginare questa vecchia ferita, è una proposta chiara e logica, basata sulla saggezza politica. Questa soluzione è accettata dall’opinione pubblica mondiale ed è stata presentata in dettaglio precedentemente.
Noi non proponiamo né la guerra classica con gli eserciti dei paesi islamici, né di gettare in mare gli immigrati ebrei, né l’intervento delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni internazionali. Noi proponiamo un referendum tra il popolo palestinese. Come ogni altra nazione, anche il popolo palestinese ha il diritto di determinare il suo futuro ed eleggere il proprio governo. Tutte le genti originarie della Palestina – musulmani, cristiani ed ebrei [autoctoni], ma non gli immigrati – devono prendere parte ad un referendum ordinato e generale, onde determinare il futuro governo della Palestina, che esse vivano in Palestina, nei campi profughi o in ogni altro luogo. Il governo che verrà stabilito successivamente al referendum deciderà il destino dei immigrati non-palestinesi trasferitisi negli anni in Palestina. Questa è una proposta giusta e ragionevole, che può esser compresa da tutti, e può ricevere il supporto dai governi e dai popoli indipendenti.
Ovviamente non ci aspettiamo che gli usurpatori sionisti accettino questa proposta, ed è qui che diventa importante il ruolo di governi, popoli ed organizzazioni della Resistenza. Il più importante supporto alla nazione palestinese è fermare il sostegno al nemico usurpatore: questo è il grande dovere dei governi musulmani. Dopo che i popoli musulmani sono scesi in piazza e hanno urlato slogan contro il regime sionista, su quale base logica i loro governi persistono nel continuare le loro relazioni con il regime usurpatore sionista? La prova dell’onestà dei governi musulmani è legata al loro sostegno alla nazione palestinese ed alla loro decisione di interrompere le relazioni politiche ed economiche, pubbliche o segrete, con il regime sionista. I governi che ospitano ambasciate o uffici economici sionisti non possono affermare di difendere la Palestina, e nessuno slogan anti-sionista da parte loro sarà considerato serio e sincero.
Le organizzazioni della Resistenza islamica, che si sono assunte il pesante dovere del Jihad negli anni scorsi, hanno oggi la stessa identica grande responsabilità. La loro Resistenza organizzata è un sostegno attivo che può aiutare il popolo palestinese a muoversi verso l’obiettivo finale. La coraggiosa Resistenza da parte di un popolo la cui casa e terra sono state occupate, è stata riconosciuta ed elogiata da tutti gli accordi internazionali. Le accuse di terrorismo da parte delle reti politiche e mediatiche affiliate al sionismo sono strali falsi e privi di valore. I veri terroristi sono il regime sionista e i suoi sostenitori occidentali. La Resistenza palestinese è un movimento contro i brutali terroristi ed è un movimento umano e sacro.
Viste le attuali condizioni, è appropriato che i paesi occidentali valutino la situazione da una prospettiva realistica. Oggi l’Occidente è a un bivio. O rinuncia all’arroganza, riconosce il diritto del popolo palestinese e rifiuta di seguire il piano dei sionisti nemici dell’umanità, o dovrà attendersi duri colpi in un futuro non troppo distante. Questi colpi paralizzanti non sono limitati al continuo crollo dei loro governi fantoccio nella regione islamica. Il giorno in cui i popoli degli USA e dell’Europa comprenderanno che la maggior parte dei loro problemi economici, sociali ed etici sono il frutto dell’egemonia della piovra del sionismo internazionale sui loro governi – e che i loro governanti, per proteggere i loro interessi personali e di partito, obbediscono e si sono arresi all’arroganza dei sionisti parassiti, proprietari di compagnie in USA ed Europa – ci sarà per loro un vero inferno dal quale non potranno più uscire.
Il Presidente degli Stati Uniti ha affermato che la sicurezza di Israele è la sua linea rossa. Ma chi ha tracciato questa linea rossa? Gli interessi nazionali statunitensi oppure la necessità personale di Obama di ricevere i soldi ed il supporto delle compagnie sioniste per assicurarsi il secondo mandato come Presidente USA? Quanto pensi ancora di ingannare la tua stessa nazione? Cosa farà di te il popolo statunitense il giorno in cui comprenderà che hai accettato l’umiliazione e l’obbedienza alla plutocrazia sionista per rimanere al potere qualche giorno in più? Cosa farà di te quando comprenderà che hai sacrificato gli interessi di una grande nazione ai piedi dei sionisti?
Cari fratelli e sorelle, sappiate che questa linea rossa tracciata da Obama e da gente come lui verrà infranta dai popoli musulmani che si sono sollevati. Ciò che minaccia il regime sionista non sono i missili dell’Iran o dei gruppi della Resistenza, così da costruire scudi anti-missile qua o là onde neutralizzarli. La reale e inevitabile minaccia è la ferma determinazione di uomini, donne e giovani nei paesi islamici che non vogliono che gli Stati Uniti, l’Europa e i loro governi fantoccio li governino ed umilino ancora.
Ma ovviamente questi missili, dove ci sarà una minaccia dei nemici, svolgeranno pienamente il loro dovere.
“Sopporta dunque con pazienza. La promessa di Allah è veritiera e non ti umilino coloro che non hanno certezza.” (Sura ar-Rum, 60)
Wa salam ‘alaykum wa rahmatullah
Fonte: www.islamshia.org/
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