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Discorso sulla gravità, la quale è dolorosamente inadeguata alla realtà.

Creato il 21 gennaio 2012 da Monique
Confessione puramente rabelesiana dello sterniano Yorick, confessione che può servire da epigrafe per la storia della più importante linea stilistica del romanzo europeo, quella umoristica.
" Per quanto ne possa giudicare io, all'origine di tutto quel Fracasso doveva esserci un infelice connubio di umori. Perché, a dire il vero, Yorick aveva un invincibile avversione per la gravità. Non per la gravità in sé, ché all' occorenza sapeva essere il più grave e serio dei mortali per giorni e settimane di fila; ma per l'affettazione della gravità. Di questa era nemico dichiarato, perché gli sembrava che facesse di mantello all'ignoranza e alla follia; quindi, per quanto protetta e munita essa fosse, in qualunque occasione egli vi s'imbattesse, non le dava quartiere.
Delle volte, nel suo bizzarro modo di esprimersi diceva che la gravità era una briccona matricolata, tanto più pericolosa perché astuta, e affermava di credere sinceramente che più gente onesta e benintenzionata era frodata dalla gravità in un anno, che non da tutti i piccoli mariuoli e tagliaborse in sette.
A chi può far danno un uomo schietto e allegro se non a se stesso? Gravità, invece, significa calcolo e disegno, quindi inganno. Tutti conoscono il vecchio trucco di farsi attribuire più saggezza e cultura di quanta se ne possegga in realtà. Ma le finzioni e gli artifici, affermava Yorick, non possono rendere la gravità migliore, bensì peggiore di come l'ha definita, molto tempo fa, uno spirito francese, cioè un misterioso portamento del corpo per coprire i difetti dell'animo. Definizione che, quell'imprudente giungeva a dire, meritava di essere scritta in lettere d'oro."
Estratto contenuto in Bachtin, La parola nel romanzo

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